San Giuliano Milanese, 3 aprile 2012 - Uccisa con una stilettata al cuore durante una lite in strada, fermato l’ex convivente a quasi due mesi di distanza. Ora si cerca l’arma del delitto, probabilmente un coltellino svizzero. Sabato pomeriggio è scattato il fermo a carico di Carmine Buono, il 55enne di San Giuliano sospettato di aver ucciso la ex compagna, la 43enne milanese Antonia Bianco, durante una lite sotto casa. Il delitto risale al 13 febbraio, ma è stato scoperto soltanto due settimane dopo perché inizialmente la morte della donna era stata considerata conseguenza di un malore dopo l’accesa lite con l’uomo, lite avvenuta in via Turati 43 a San Giuliano.

La discussione era scoppiata poco prima delle 20. La donna accusava l’ex di averla lasciata sola con il figlio nato dalla loro relazione. Alle 21 l’ospedale di San Donato dichiarava la sua morte. All’episodio avrebbero assistito il figlio primogenito dell’uomo, di 15 anni, e l’attuale compagna del presunto assassino. Per quasi due mesi il sospettato, indagato per omicidio volontario, è rimasto a piede libero.

Negli ultimi giorni il pm del tribunale di Lodi, Armando Spataro, e i carabinieri della compagnia di San Donato Milanese hanno dato un’accelerata alle indagini anche attraverso il confronto incrociato delle testimonianze. Durante gli interrogatori il 55enne si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere, ma le contraddizioni emerse dal racconto del figlio e della compagna avrebbero intensificato i sospetti su di lui. Non solo. Ad appesantire la posizione dell’uomo ci sarebbe un coltellino svizzero. Un oggetto che Buono portava sempre con sé, nel portachiavi, e che sembra sparito nel nulla dal giorno della morte dell’ex.

Gli inquirenti ipotizzano che quella piccola lama possa essere l’arma del delitto, arma che però al momento non si trova. All’inizio la morte della 43enne era sembrata la conseguenza di un malore. Si pensava che la donna non avesse retto allo stress della discussione e avesse avuto un infarto. Un fatto anomalo, ma non impossibile per una donna di quella età. Tra l’altro lo stato di stress e le liti tra i due erano frequenti come dimostra anche una denuncia per stalking e maltrattamenti presentata dalla donna quelche tempo prima.

È stata una dottoressa del pronto soccorso di San Donato Milanese a notare sul cadavere quel forellino che nell’immediato era passato inosservato. La ferita è stata giudicata riconducibile a un’aggressione, perciò dall’ospedale è partita una segnalazione alla Procura della Repubblica di Milano. Il 28 febbraio l’esito dell’autopsia ha confermato che la morte era avvenuta in seguito a quella ferita tanto piccola quanto micidiale. Il fascicolo è quindi passato al tribunale di Lodi, competente per territorio che ha indagato Carmine Buono per omicidio volontario. Sabato l’ulteriore svolta con interrogatori serrati culminati nel fermo dell’uomo, rinchiuso ora nel carcere della Cagnola a Lodi. Nella giornata di oggi è previsto l’interrogatorio di convalida del fermo da parte del gip Andrea Pirola.

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