Pieve, discarica di cibo in strada: «È la mensa dei disperati»

L’allarme degli ambientalisti: pericolo gravissimo

Non solo cibo, ma una vera e propria discarica di materiali ingombranti si è creata lungo una strada tra la Sp 40 e Pieve

Non solo cibo, ma una vera e propria discarica di materiali ingombranti si è creata lungo una strada tra la Sp 40 e Pieve

Pieve Emanuele (Milano), 17 giugno 2015 - Una montagna di prodotti alimentari abbandonati lungo via Pizzabrasa.Una maxi discarica composta di prodotti scaduti, fra cui alcune centinaia di vasetti di sottaceti e di prodotti sottolio. Un vero e proprio pericolo ambientale per il rischio che gli oli contenuti nei baratoli  possano finire nel terreno, ma anche per le persone. Infatti sono stati notati a più riprese uomini italiani e stranieri aggirarsi fra i rifiuti per recuperare alcuni di questi prodotti ritenuti ancora commestibili.

La discarica è venuta alla luce alcuni giorni fa grazie alla segnalazione da parte di un ambientalista dell’associazione Parco Sud che, durante uno dei suoi sopralluoghi per monitorare il territorio, ha scoperto questa montagna di prodotti alimentari creata lungo una stradina che collega la Sp 40 in territorio di Siziano (Pv) a Pieve Emanuele.

la montagna di rifiuti si trova dopo una doppia curva ed è impressionante. Quando siamo giunti sul posto abbiamo visto alcuni giovani uomini, probabilmente asiatici, che si allontanavano in tutta fretta con degli scatoloni in mano. Lasciata l’auto a poca distanza, abbiamo raggiunto la discarica e abbiamo trovato, insieme alle masserizie e a rifiuti ingombranti che solitamente si trovano delle discariche abusive, una quantità enorme di conserva, barattolini di sottaceti e sottolio, confezioni di pasta e altri prodotti.

Oltre a un odore nauseante accentuato dal caldo, siamo riusciti a prelevare alcuni prodotti quasi tutti scaduti. «Credo sia stato qualche magazzino della zona o qualche supermercato  a scaricare qui questa merce – spiega l’ambientalista dell’associazione Parco Sud – la nostra preoccupazione è che qualche persona disagiata, nomadi o profughi, possa prendere questi prodotti e, disperati per la fame, possa mangiarli. Inoltre non vorremmo che qualcuno venga a fare rifornimento qui per rivendere poi i prodotti che si presentano meglio a qualche ristoratore senza scrupoli».