Motta Visconti, ha ucciso moglie e figli: sotto la lente del Ris il coltello e i suoi abiti

Carlo Lissi ha lasciato il regime di isolamento ed è in cella con altri detenuti di Valentina Bertuccio D'Angelo

Cristina Omes e Carlo Lissi

Cristina Omes e Carlo Lissi

di Valentina Bertuccio D’Angelo

Motta Visconti (Milano), 5 luglio 2014 - Non è più solo con i suoi mostri, Carlo Lissi. L’informatico dalla vita specchiata che una calda sera di metà giugno ha sterminato tutta la sua famiglia a Motta Visconti, alle porte di Pavia più che di Milano, ha lasciato il regime di isolamento. Resta nel carcere di Pavia, dove si trova da domenica 15, ma in cella con altri detenuti. Ha anche potuto incontrare i genitori. A venti giorni dal triplice omicidio che ha straziato un paese intero, l’assassino reo confesso non ha ancora trovato la lucidità necessaria per ricostruire quanto è successo nella sua mente prima che nella sua casa, in via Ungaretti. Con il suo legale, l’avvocato Corrado Limentani, ha affrontato l’argomento, ma mai nei dettagli. «Sta cercando di recuperare la tranquillità necessaria per approfondire il discorso — dice il difensore —. Non è ancora il momento. Di certo c’è che riconosce benissimo la gravità del suo gesto. Per il resto non fa molto, è ancora troppo presto perché si impegni in qualunque tipo di attività».

Ogni dettaglio in più di una storia che comunque sembra già abbastanza scritta, quindi, per il momento può venire solo dalle perizie. Quelle irripetibili che sono iniziate ieri a opera dei Ris di Parma su alcuni oggetti: dal coltello usato per uccidere Maria Cristina Omes, 38 anni, e i piccoli Giulia (5 anni) e Gabriele (20 mesi), agli abiti indossati dall’informatico 31enne al momento del delitto. Nel disporre questi accertamenti il pm della procura di Pavia Giovanni Benelli ha anche specificato il capo d’imputazione: Lissi «ha agito con premeditazione, preordinando la commissione del fatto da circa una settimana nonché artatamente simulato una falsa rapina e preordinato un proprio alibi». Non è ancora stato depositato, poi, l’esito delle autopsie sui tre corpi e l’estate potrebbe far allungare i tempi. Un’ulteriore perizia potrebbe essere quella psichiatrica, cui però si opporrà la mamma di Cristina, Giuseppina Radaelli, difesa dall’avvocato Domenico Musicco, che ha già promesso battaglia.

valentina.bertuccio@ilgiorno.net