Strage di Motta Visconti, sereno e senza pensieri: la calma di Lissi in cella come dopo il massacro della famiglia

Lissi esce regolarmente in cortile per l’ora d’aria e parla con gli altri detenuti. Del motivo per cui è in carcere non parla o quasi. Come tutti gli «speciali» viene controllato a vista di Silvia Lodi Pasini

Cristina Omes e Carlo Lissi

Cristina Omes e Carlo Lissi

Motta Visconti, 26 febbraio 2015 - Tranquillo e sereno, calmo e noncurante anche se guardato a vista pure quando passeggia con gli altri detenuti nell’ora d’aria, chiacchierando del più e del meno Così viene descritto Carlo Lissi da chi lo vede tutti i giorni nel carcere pavese di Torre Del Gallo, dov’è detenuto da nove mesi. Dopo essere uscito dall’isolamento Lissi – che secondo l’accusa la sera del 14 giugno 2014 ha sterminato a coltellate la moglie Cristina Omes e i loro due figli, Giulia di 4 anni e Gabriele di 18 – si trova ora nel reparto riservato ai detenuti «speciali», ovvero soggetti a massima sicurezza in ragione della particolare gravità ed efferatezza del reato contestato. Lissi divide la cella con un altro detenuto «speciale», con il quale convive senza problemi. Pare non soffrire nemmeno troppo per la restrizione della libertà, cui sembrerebbe essersi adattato bene: «Non ha mai dato segnali di disperazione – dicono di lui – né ha mai visibilmente manifestato prostrazione emotiva».

Lissi esce regolarmente in cortile per l’ora d’aria e parla con gli altri detenuti. Del motivo per cui è in carcere non parla o quasi. Come tutti gli «speciali» viene controllato a vista, perché non di rado in questi detenuti prevale uno stato depressivo che può sfociare in autolesionismo dopo l’eventuale presa di coscienza del proprio agire. Non sembra però il caso di Carlo Lissi, il cui atteggiamento durante la detenzione è rimasto sempre costante: improntato cioè a quella stessa calma descritta dagli inquirenti che per primi l’hanno interrogato dopo la scoperta del massacro.

Intanto domani Lissi sarà sottoposto in carcere a un nuovo interrogatorio, una delle ultime battute delle indagini disposte dal pm Giovanni Benelli, il magistrato della Procura di Pavia che segue il caso. Lissi ha confessato di essere l’autore materiale del massacro, che ha cercato di far passare da rapina in villa, andando poi con gli amici a vedere la partita dell’Italia ai Mondiali per avere un alibi. Da allora le indagini sono proseguite a ritmo serrato, portando a più riprese gli inquirenti nella casa del delitto per cercare elementi utili a completare l’impianto probatorio.