Strage di Motta Visconti: ora Lissi rinuncia a eredità, polizze e case

La difesa sottoscrive un accordo con le parti civili per il risarcimento di SILVIA LODI PASINI

Carlo Lissi  davanti al tribunale di Pavia

Carlo Lissi davanti al tribunale di Pavia

Motta Visconti (Milano), 23 gennaio 2016 - Diceva di volere il massimo della pena e l’ha avuta. L’informatico 34enne Carlo Lissi, reo confesso, lunedì scorso è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Cristina Omes, 38 anni, e dei loro due figli Giulia e Gabriele, 5 anni e 20 mesi. Tre persone sterminate per la chimera di inseguire un amore non corrisposto. La pensa diversamente l’avvocato della famiglia delle vittime, Domenico Musicco, secondo il quale l’assassino ha fatto di tutto per evitare il "fine pena mai". A partire dalla scelta del rito abbreviato. "Sicuramente faranno appello – sottolinea Musicco, legale nominato da Giuseppina Redaelli, madre di Cristina Omes, parte civile insieme ad altri parenti della moglie uccisa e all’associazione Valore Donna di Latina - ma la nostra è stata una prima vittoria molto importante. Lissi ha fatto di tutto per evitare l’ergastolo ma gli è andata male. In aula non c’era nemmeno un suo parente ad ascoltare la sentenza. Sono spariti tutti e non si sono fatti più vedere dopo la sua confessione".

Dal canto suo il difensore di Lissi, l’avvocato Corrado Limentani, conferma la volontà di ricorrere in Appello. "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentanza di primo grado – spiege -. In assenza del riconoscimento della semi infermità mentale e con l’aggravante della premeditazione, non poteva che finire con l’ergastolo. L’unico aspetto positivo per noi sono le attenuanti generiche, concesse pur in presenza di un fatto così grave". Da qui ripartirà Limentani, che intanto fa luce sui risvolti economici della vicenda. "Lissi ha rinunciato all’eredità – sottolinea il difensore, riferendosi al patrimonio della coniuge e dei figli ammazzati - e ha messo a disposizione tutto quello che aveva per un risarcimento parziale delle parti civili. Abbiamo proposto in tal senso una transazione e il relativo accordo è già stato sottoscritto dalle parti. Lissi ha messo a disposizione alcuni immobili e alcune polizze assicurative di cui era beneficiario".

Nel processo appena conclusosi al tribunale di Pavia, sono stati dieci i soggetti che hanno chiesto il risarcimento del danno. Tra questi Giuseppina Redaelli. Per lei l’avvocato Musicco aveva chiesto una provvisionale di 500 mila euro. La sentenza ne ha riconosciuti 100mila, mentre al fratellastro di Cristina, Fulvio Omes, è stata riconosciuta una provvisionale di 50mila euro. Oltre a loro, altri sette parenti si sono costituiti parte civile a giudizio, più l’associazione di promozione sociale «Valore Donna», di cui Musicco è legale rappresentante. "Le provvisionali sono solo sulla carta – dice Musicco -. Lissi non ha altro che quello che ha messo a disposizione e ha rinunciato all’eredità".

di SILVIA LODI PASINI