Cesano, inaugurata la mostra sulle detenute di San Vittore

Gli scatti di Monia Di Santo al caffè letterario Yo&Mi di via Pogliani fino al 13 novembre

L'inaugurazione col sindaco Simone Negri

L'inaugurazione col sindaco Simone Negri

Cesano Boscone (Milano), 20 ottobre 2016 - L’emozione, la sensibilità, i dettagli, l’arte del creare. Si respira tutto questo e tanto altro negli scatti di Monia Di Santo, la fotoreporter che ogni giorno vive il territorio del Sud Milano aprendo ai lettori del nostro quotidiano finestre di informazione e conoscenza con occhio attento e sensibile. Lo stesso occhio che ha saputo catturare in una realtà complessa il lavoro delle detenute nella casa circondariale di San Vittore. Un progetto che parla di fatica ma soprattutto di speranza, di occasioni. Di seconde occasioni. Come quella che ha sfruttato una ragazza che, scontata la sua pena, ha avuto la forza di reinventarsi ed essere lei la realizzatrice di progetti artistici da portare all’interno delle carceri femminili. Gli scatti di Monia Di Santo sono riusciti a catturare l’operosità di queste donne, ognuna con la propria storia, con il proprio vissuto alle spalle, riconsegnando loro una dignità nascosta. Foto che sono state presentate nella bella esposizione «I libri sanno volare» inaugurata mercoledì nel popolatissimo caffè letterario Yo&Mi di via Pogliani, dove saranno visibili fino a domenica 13 novembre.

"Una fotografa sempre presente sul nostro territorio che con sguardo lucido testimonia ciò che succede – ha sottolineato il sindaco Simone Negri presente all’inaugurazione –. Lo stesso occhio che vedo in queste immagini che raccontano una realtà spesso sconosciuta, spesso estranea ai nostri pensieri ma presente. Una realtà che non parla solo di reclusione ma soprattutto di arte".  Antonella Prota Giurleo, artista e curatrice dell’esposizione, ha presentato il complesso progetto della creazione di libri d’artista: "Provate a pensare di realizzare un libro d’artista, una vera e propria opera d’arte con ritagli di pagine e pagine, usando una piccola forbice con la punta arrotondata, l’unico strumento che ci era consentito introdurre in carcere. Creare arte senza gli strumenti adatti, è stato complesso ma istruttivo. Un’esperienza fortissima". Monia Di Santo ha ricordato i momenti passati gomito a gomito con quelle donne recluse che "vivevano quel tempo del laboratorio artistico da passare insieme con grande attesa. Attimi di aggregazione e confronto, di scambi di conoscenze".