Tribiano, il sindaco al fianco della famiglia D'Errico: "Non li abbandoniamo"

Il primo cittadino Franco Lucente ha contattato la Regione per ottenere un contributo per il ragazzo affetto da una grave patologia

La famiglia D'Errico

La famiglia D'Errico

Tribiano, 19 agosto 2017 - «Tribiano c’è e continuerà ad esserci». Questo il primo commento del sindaco Franco Lucente, rispondendo all’accorato appello di Amedeo D’Errico, padre del 18enne gravemente disabile che, sentendosi abbandonato, si è lasciato andare a considerazioni disperate: "Se non posso dare a mio figlio Stefano una vita dignitosa – aveva dichiarato – quando me ne andrò la mia unica scelta sarà di portarlo via con me". "Conosciamo bene la storia toccante di Stefano – replica il primo cittadino – e l’abbiamo seguita negli anni con la massima attenzione. Appena sono venuto a conoscenza delle ultime esternazioni di suo papà, insieme alla vicesindaco Pamela Delle Cave ho interpellato l’assessorato ai Servizi Sociali di Regione Lombardia per avere ragguagli. Abbiamo scoperto che la famiglia D’Errico non sta ricevendo tutti gli aiuti a cui avrebbe diritto in quanto non ne hanno mai fatta domanda. Abbiamo immediatamente contattato il signor Amedeo e lo abbiamo messo in contatto con gli uffici regionali preposti per risolvere almeno questo problema".

Una situazione complessa e commovente, quella di Stefano, nato con gravi deficienze neurologiche e vascolari a cui ha fatto seguito la diagnosi di sindrome di Lennox-Gastaut. Non parla, è affetto da ritardo psicomotorio, deficit visivo e uditivo, crisi epilettiche e per fare qualche passo accompagnato ha bisogno di indossare un tutore. Papà Amedeo è operaio allo stabilimento chimico Mapei, mamma Marica Cristina ha lasciato il lavoro per dedicarsi a tempo pieno al suo sfortunato bambino, invalido al 100%. Una famiglia unita che dà a Stefano amore e sostegno. Le cure sono costose e l’iter burocratico complesso. Da 14 anni la famiglia D’Errico sta conducendo una battaglia legale per il riconoscimento del risarcimento, più di 7 milioni di euro, per il danno subito dal figlio. Secondo la denuncia, la negligenza di un medico sarebbe la causa della grave situazione di Stefano: avrebbe sottovalutato gli esiti di un esame ecografico, ritardando l’intervento del parto cesareo dei giorni sufficienti a evitare il danno cerebrale. La sentenza di Primo Grado e l’Appello hanno però prosciolto da ogni accusa il medico e l’ospedale in cui prestava servizio. Ora i D’Errico sono in attesa della sentenza della Cassazione. Si aspettano giustizia e contano sul risarcimento richiesto per garantire a Stefano tutte le cure adeguate anche quando loro non ci saranno più. "Non possiamo interferire con il caso giudiziario – commenta Lucente – ma possiamo garantire alla famiglia tutta la nostra vicinanza. Non li abbiamo mai abbandonati e faremo sempre la nostra parte".