Pieve, l’integrazione dei profughi passa attraverso la sartoria

Un corso di taglio e cucito dedicato ai profughi ospiti della comunità a ai pievesi in cerca di lavoro. Gratuito anche per gli italiani

 Alcuni partecipanti ai corsi di sartoria

Alcuni partecipanti ai corsi di sartoria

Pieve Emanuele (Milano), 28 febbraio 2017 - Un corso di taglio e cucito dedicato ai profughi ospiti della comunità a ai pievesi in cerca di lavoro. Imparare il mestiere di sarto una iniziativa nata anche per integrare la piccola comunità di rifugiati, uomini e donne, fuggiti dalla povertà. L’iniziativa è stata promossa da Api Pieve Emanuele in collaborazione con la Cooperativa Ezio e l’amministrazione comunale. Attualmente sono 15 i profughi che stanno seguendo il corso assieme ad una decina di cittadini pievesi. A dirigere il corso un sarto noto nella Milano bene, il maestro Antonio Piazzolla.

«Il nostro intento è quello di consentire una integrazione rapida e concreta a questi ragazzi e ragazze fuggiti dai loro Paesi – spiegano da Api – associazione poliziotti italiani – inoltre insegnare un mestiere ancora molto richiesto che può diventare un lavoro a tempo pieno per alcuni di loro». Al corso di taglio e cucito partecipano anche disoccupati pievesi o persone rimaste senza lavoro.

«Questo corso può trasformarsi in una fonte di guadagno per chi ha bisogno di lavorare. Rammendi, orli, attaccare bottoni, allargare o cucire una giacca è un lavoro che si può fare a domicilio ed è molto richiesto». Il corso di sartoria, è il settimo organizzato da Api – si svolge presso la sede di via Magnolie 1. A dirigere le attività Brigida Casanova e lo staff eventi: «Il corso è gratuito sia per i profughi che per i nostri concittadini – accoglienza e integrazione sono il motore di molte delle nostre iniziative. Abbiamo cominciato nel 2010 con la prima emergenza profughi e oggi continuiamo su questa strada».

Oltre ai corsi di taglio e cucito, Api e Coop Ezio hanno dato vita anche a corsi di Italiano per stranieri, corsi d’inglese e corsi per Pc. Pieve attualmente ospita una trentina di profughi grazie alla disponibilità delle associazioni del territorio e della loro forte vocazione per il volontariato.