San Giuliano, uccise la ex: libero di riprovarci. Esce di cella e ne picchia un’altra

Era fuori per scadenza dei termini di custodia

Carabinieri in azione

Carabinieri in azione

San Giuliano (Milano), 18 luglio 2017 - Omicidio volontario e stalking: sulle spalle ha già due condanne all’ergastolo per aver ucciso il 13 febbraio 2012 la ex Antonia Bianco di 43 anni. Scarcerato per decorrenza dei termini nel 2015, in attesa della sentenza della Cassazione attesa a dicembre, Carmine Buono, 59 anni, idraulico di San Giuliano Milanese, era libero di picchiare un’altra donna. Ieri, Buono è stato denunciato per presunti maltrattamenti alla compagna e al figlio. "Un caso grave", dicono dalla Procura di Lodi, tanto che il gip, Isabella Ciriaco, ha disposto il suo allontanamento immediato dall’abitazione per assicurare tranquillità alla famiglia.

Sull'omicidio di Antonia Bianco, l’ultima sentenza è del 21 giugno 2016, quando la seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano confermò per l’artigiano la condanna al carcere a vita. L’uomo avrebbe ucciso con un’arma appuntita - con ogni probabilità uno stiletto - la donna con cui si era lasciato. Buono, assistito dagli avvocati Mirko Mazzali e Gianluca Perricone (che per il caso di maltrattamenti hanno rinunciato alla sua difesa), nel corso di una lite, aveva colpito la ex, perforandole il ventricolo sinistro e uccidendola in pochi minuti. La vittima, soccorsa da un’ambulanza per un apparente malore dopo un litigio in strada con l’uomo, morì poco dopo all’ospedale di San Donato. Soltanto con un esame più accurato i medici notarono una piccola ferita sotto l’ascella sinistra, causata da un oggetto appuntito che aveva raggiunto il cuore.

L’arma del delitto non è mai stata ritrovata e l’uomo si è sempre professato innocente. Il 5 dicembre è fissata l’udienza in Cassazione che potrebbe chiudere per sempre la vicenda giudiziaria per questo efferato omicidio. Ieri, intanto, il pm Laura Siani ha chiesto al gip di Lodi di disporre la misura preventiva di allontanamento dall’abitazione per porre fine ai maltrattamenti nei confronti della donna che lo aveva accolto in casa dopo il carcere. "Noi abbiamo sempre creduto nella giustizia e non alla sua dichiarazione di innocenza – spiegano i famigliari di Antonia Bianco, la sorella Assunta, la madre Maria Teresa Casciaro e i figli Alexandro e Florencia –. Con noi, lui era violento a parole, con Antonia lo era anche fisicamente. Questa vicenda per noi è una conferma. Adesso chiediamo soltanto che una volta dentro buttino la chiave. L’episodio appena accaduto poteva finire come quello Antonia: un femminicidio".