"Se Stefano non avrà giustizia sarò costretto a portarlo via con me"

Ragazzo con paresi cerebrale, la famiglia combatte da 14 anni

Stefano D’Errico non parla, è affetto da ritardo psicomotorio, deficit visivo e uditivo, crisi epilettiche

Stefano D’Errico non parla, è affetto da ritardo psicomotorio, deficit visivo e uditivo, crisi epilettiche

Tribiano (Milano), 17 agosto 2017 - «Se non posso dare a mio figlio una vita dignitosa, quando me ne andrò la mia unica scelta sarà di portarlo via con me», è esasperato Amedeo D’Errico, padre del diciottenne Stefano, nato con gravi deficienze neurologiche e vascolari a cui ha fatto seguito la diagnosi di sindrome di Lennox-Gastaut. La paresi cerebrale di cui è affetto, esito di sofferenza perinatale, gli provoca una debolezza totale dei muscoli. Non parla, è affetto da ritardo psicomotorio, deficit visivo e uditivo, crisi epilettiche. Però è in grado di capire l’amore che lo circonda. Abbracciato al suo fratellino Davide, chino su di lui come a proteggerlo, mostra tutta la sua soddisfazione al contatto. «Viviamo per lui», spiega la madre Maria Cristina che, per accudire il suo sfortunato bambino, ha dovuto lasciare il lavoro. Mostra i tutori che Stefano deve indossare per potere fare qualche passo, accompagnato. Amedeo D’Errico, 57 anni, lavora come operaio allo stabilimento chimico Mapei. In casa entra un solo stipendio e la pensione di invalidità che Stefano percepisce non basta.

Qualche anno fa, la comunità medigliese si è stretta intorno a Stefano in una gara di solidarietà per permettergli di volare fino a Bangkok, in Thailandia, e sottoporsi a un trattamento con cellule staminali. Un viaggio che, secondo la famiglia, ha avuto esiti positivi: «Ora Stefano ha migliorato le sue capacità visive e uditive», dichiara papà Amedeo. «Per stare meglio dovrebbe fare piscina e fisioterapia tutti i giorni ma non ce lo possiamo permettere. Le cure necessarie sono soggette a una estenuante trafila di pratiche burocratiche. È un percorso in salita in cui ci sentiamo abbandonati». Da 14 anni la famiglia D’Errico sta conducendo una battaglia legale per il riconoscimento del risarcimento, più di 7 milioni di euro, per il danno subito dal figlio. Secondo la denuncia, la negligenza di un medico sarebbe la causa della grave situazione di Stefano: avrebbe sottovalutato gli esiti di un esame ecografico, ritardando l’intervento del parto cesareo dei giorni sufficienti ad evitare il danno cerebrale. La sentenza di Primo Grado e l’Appello hanno però prosciolto da ogni accusa il medico e l’ospedale. «Stiamo aspettando la sentenza della Cassazione, siamo fiduciosi perché abbiamo prodotto documentazioni convincenti», dichiara Amedeo. In futuro la legge «Dopo di noi», recentemente approvata, volta a tutelare le persone con disabilità quando vengono a mancare i parenti, potrebbe dare una mano ma non è una soluzione, per il momento. Prima questa famiglia si aspetta una risposta precisa sulle cause che hanno recato tanta sofferenza al figlio. «Voglio giustizia», afferma papà Amedeo.