Rozzano, esplosione al kartodromo: un dramma evitabile

Il forte odore di gas si avvertiva già un'ora priam della deflagrazione

OFF LIMITS Ecco come si presentava il kartodromo di via Curiel a ventiquattro ore dall’incidente (Mdf)

OFF LIMITS Ecco come si presentava il kartodromo di via Curiel a ventiquattro ore dall’incidente (Mdf)

Milano, 16 gennaio 2018 -  «Alla fine è andata bene». Umberto Palomba, fratello del barista rimasto ustionato nell’esplosione al kartodromo di Rozzano, guarda le macerie, ciò che resta della casa del guardiano e dell’ufficio, rasi al suolo dallo scoppio. Scuote la testa. Quell’incidente, che poteva costare la vita a tre persone, si sarebbe potuto evitare se solo quell’appello ad aprire le finestre non fosse caduto nel vuoto.

Il pensiero va a suo fratello, ricoverato al Niguarda con ustioni di secondo grado e diversi traumi al volto: Franco Palomba, 43 anni, che lavora all’ Emotion bar, è stato travolto dall’esplosione dopo esser tornato, per la seconda volta, ad avvisare il custode della struttura del forte odore di gas che si avvertiva nell’aria. La prima volta aveva bussato alla porta poco dopo le 9. Stando al racconto, il guardiano, Hegy Camara, 47enne originario del Gambia e in quel momento in compagnia di un connazionale, in Italia per accertamenti medici, avrebbe detto di non sentire nulla. Forse, anche a causa dell’assuefazione al gas già respirato, non si era accorto di quello che stava accadendo nel suo appartamento. «Dopo circa mezz’ora mio fratello è tornato, ha bussato nuovamente perché un tecnico chiamato telefonicamente lo aveva avvisato di non accendere luci o suonare campanelli – racconta Umberto – ed Hegy lo ha fatto entrate mentre sosteneva di non avverti nessun odore». Sono state quelle le ultime parole prima dell’esplosione, del boato avvertito a chilometri di distanza. Il guardiano ha riportato ustioni gravi e una frattura alla teca cranica, non è in pericolo. Preoccupano meno le condizioni del connazionale, anche lui portato all’Humanitas con bruciature e lesioni.

In attesa della conferma da parte degli inquirenti, la versione del fratello del barista ha già trovato un parziale conforto nella testimonianza di Natale Miniaci, l’amministratore unico del Big Kart che ha riferito di essere stato avvertito telefonicamente della fuga di gas ben prima dello scoppio. «Lasciamo lavorare i tecnici - ha detto ieri sera - e poi decideremo che fare. Non riapriamo la pista, seppur non coinvolta nell’esplosione, per rispetto delle persone ferite che comunque stanno meglio». Poi, qualche dettaglio alla vicenda. «Non c’è nessuna caldaia esterna né c’era una bombola in casa – continua – dove esiste una caldaia oggetto di controlli. Era alimentata con il gpl proveniente dal bombolone sito all’esterno, vicino alla strada, che i tecnici hanno già verificato senza contestarmi anomalie. La struttura non è sotto sequestro». «Un rumore così non l’ho mai sentito – spiega Riccardo Mattera, testimone oculare dell’incidente –. Se Franco non fosse andato ad avvisare di aprire le finestre, forse, l’esplosione sarebbe avvenuta più tardi, quando vicino all’ufficio, nel settore cassa, ci sarebbero stati tutti i piloti che la domenica corrono in pista». Intanto i carabinieri hanno inviato la relazione alla Procura che dovrà decidere se aprire o meno un fasciolo di indagine.