Corsico: "Costretti a respirare veleno"

Ancora nessuna bonifica al Cash & Carry E i residenti hanno paura

L'incendio

L'incendio

Corsico (Milano), 29 marzo 2017 - Fa ancora paura il capannone bruciato i primi giorni di novembre 2016 in viale Italia. Quasi cinque mesi da quando le fiamme sono divampate nel «Cash & Carry» della società Deam, di fianco all’IperCasalinghi, e le macerie sono ancora lì, sotto il naso degli abitanti del quartiere che hanno le finestre a pochi metri dal capannone. Quello che fa più paura è il pericolo amianto: la tettoia, completamente annerita, è lì, a pezzi, insieme ai resti dei materiali ridotti in cenere. Qui si vendeva merce all’ingrosso, dai detersivi, compresi i solventi, a oggetti per la casa, ma anche cibo e bevande. Tutto distrutto dall’incendio divampato nella notte, da più focolai, secondo la relazione dei vigili del fuoco che sono dovuti intervenire più volte in questi mesi. «I focolai hanno continuato ad accendersi per settimane – raccontano gli abitanti – i rifiuti sono ancora in bella vista, le lastre di amianto ancora lì, a perdere i pezzi. Col vento di questi giorni, poi, si è alzata una polvere nera». Il sindaco aveva emesso due ordinanze urgenti: 30 giorni per rimuovere tutto e bonificare l’area, ma niente si è mosso. «Una al proprietario dell’immobile e una al curatore fallimentare – spiega il sindaco Filippo Errante – Il curatore ha ricorso al Tar che ha annullato la nostra ordinanza. Intanto abbiamo chiesto ad Ats e Arpa di effettuare i sopralluoghi per verificare situazioni di pericolo e la presenza di fibre di amianto».

È previsto in questi giorni l’intervento dei tecnici che rileveranno la presenza di «fibre pericolose se disperse nell’aria», precisa il sindaco che assicura: «Se ci saranno i riscontri, interverremo noi per completare l’intervento, non prima di aver rispettato tutte le procedure burocratiche. Il costo sarà poi addebitato alla proprietà che verrà denunciata penalmente per il mancato rispetto dell’ordinanza». Intanto si continua a indagare sulle dinamiche dell’incendio che, secondo gli abitanti, ha i contorni ancora poco definiti: «Il proprietario o chi di dovere non sta rispettando le ordinanze. In compenso si sono visti per settimane motorini e macchine per portare via la merce che si è salvata dalle fiamme. Hanno ricevuto due ordinanze di chiusura nel corso dei mesi per irregolarità dei documenti: perché non hanno chiuso i battenti?». Ma i garbugli burocratici interessano poco: «Qui siamo centinaia di famiglie, tantissimi bambini. A pochi metri c’è la scuola. Ci stiamo respirando da mesi questo schifo».