Corsico, ricorso al Tar dei genitori contro la mensa negata ai figli dei morosi

Il caso refezione davanti al giudice

Una delle ultime simboliche proteste dei genitori

Una delle ultime simboliche proteste dei genitori

Corsico (Milano), 8 dicembre 2016 - L'ultima volta si erano presentati con in mano un panino. Quella precedente avevano intonato «aggiungi un posto a tavola», sempre davanti alla sede del Comune di Corsico. In più occasioni genitori e cittadini, nel corso di quest’anno, si sono riuniti per ribadire il «no» alla decisione della giunta del sindaco Filippo Errante, che dallo scorso gennaio vieta la mensa scolastica ai figli dei genitori che non pagano la retta della refezione. Dalle proteste ora si passa alle vie legali, con il ricorso al Tar avanzato dal Coordinamento Genitori Democratici della Lombardia, associazione nazionale, che tramite i suoli legali aveva già inviato una diffida al sindaco. 

Chiaro l’obiettivo. «Annullare la decisione della giunta, illegittima perché non rispetta le disposizioni regionali volte a garantire il servizio della refezione scolastica, intesa come momento educativo e di promozione del diritto alla salute», dicono dal coordinamento, aggiungendo che «la mensa deve essere qualificata come servizio pubblico, essenziale a garantire l’attività didattica. E a fondamento dell’istanza, «il diritto interno e internazionale che attribuiscono un valore assoluto al diritto alla salute, in particolare a quella dei minori».

Intanto, mentre i soldi rientrano nelle casse comunali e 1,2 milioni di crediti si sono ridotti a circa 180mila euro (dati di ottobre), ci sono ancora bambini che non mangiano il piatto caldo. Almeno una dozzina, ma i dati sono in aggiornamento settimanale. «Ormai la scrematura dei furbetti è stata fatta, perché bisogna far pagare i bambini che evidentemente sono in difficoltà? Sono quelli che arrivano con il panino vuoto, a cui le maestre spesso concedono il loro piatto. Bambini figli di stranieri o di chi per vergona non si rivolgono ai servizi sociali», raccontano alcuni genitori.

Dal canto suo, il sindaco non fa un passo indietro, annunciando di voler difendere anche davanti al giudice «una decisione presa per garantire equità e giustizia sociale, assicurando tutte le misure di aiuto per le famiglie realmente in difficoltà. Un provvedimento legittimo condiviso ormai da molti comuni. Si tratta, in più, di un servizio a domanda individuale, quindi non obbligatorio». Il coordinamento dei genitori però non ci sta: «Vogliamo tutelare i bambini e la loro salute: i piccoli sono costretti a mangiare, in tavoli differenziati, un pasto squilibrato. Una grave ingiustizia». Sarà il Tribunale amministrativo regionale a decidere chi ha ragione: l’udienza è fissata per il 13 dicembre.