Da Basiglio all'Alaska, tutto pronto per la sfida delle sfide

Massimiliano Marta compie 54 anni e si regala un'impresa: la mitica Iditarod in solitaria tra le nevi

Massimiliano con la sua attrezzatura

Massimiliano con la sua attrezzatura

Basiglio (Milano), 19 febbraio 2018 - Max compirà  54 anni martedì, mentre un aereo lo condurrà sui ghiacci di Anchorage, in Alaska. Qualche giorno più tardi, il 25 febbraio, partirà per la più grande avventura della sua vita, l’Iditarod Trail. Una delle gare di resistenza più dure e incredibili al mondo. Perché dovrà percorrere 570 chilometri in completa autonomia, attraversando l’Alaska. Un’avventura estrema sia per le condizioni climatiche, con temperature spesso vicine a -40 gradi e repentini cambiamenti accompagnati da venti gelidi, sia per le condizioni di gara, in completa autonomia sia alimentare che di pernottamento in neve. Per almeno una settimana dovrà cavarsela da solo, immerso in una regione montuosa bianca e gelida.

Massimiliano Marta, da Basiglio, non è un supereroe. Anzi, è un impiegato bancario milanese che (con buona pace di moglie e figli) ha prestato il suo tempo libero allo sport e alla natura, prediligendo il trail running d’estate e lo scialpinismo in inverno. Dal 1999, quando mise per la prima volta le scarpette da running per combattere la pancetta prospiciente, di sentieri ne ha percorsi tantissimi. Dal caldo torrido della Marathon des Sables, agli Iron Man di triathlon fino al ghiaccio di un ultra trail al circolo polare. Ora, per festeggiare il suo mezzo secolo “suonato”, ha voluto regalarsi la sfida delle sfide, con l’Iditarod divenuta celebre nel mondo come gara con i cani da slitta.

"L’idea di correrla in realtà è arrivata 10 anni fa. - racconta Max che dopo aver passato la severissima selezione per l’iscrizione ha iniziato un programma di allenamento molto pesante - Avevo chiesto a un amico che cosa bisognava fare per guadagnarsi la qualifica alla mitica Iditarod. Dieci anni di focalizzazione non sono male...". Nella vita di tutti i giorni è un “topo d’ufficio”. "Non fatico ad ammetterlo, passo le settimane in ufficio a Milano lavorando alla scrivania. Poi nel tardo pomeriggio mi sposto alla Montagnetta o nei sentieri del Parco Agricolo Sud, vicino Basiglio, dove mi alleno. I lunghi li riservo al weekend, quando mi sposto in montagna, in alta quota, spesso con gli sci". Il percorso di avvicinamento alla gara è stato lungo è difficile: "Negli ultimi mesi ogni weekend ho fatto simulazioni allenandomi sempre con la slitta al traino carica come se fossi in gara". Nessuna paura di perdersi in quel bianco? "Mi piace star solo, non credo che entrerei in panico di fronte a questa possibilità. Magari il cervello mi aiuta e trasforma le allucinazioni in bei sogni. Ma confido sul Gps e sulla mia capacità di orientamento. Però – confessa - ho avuto un incidente che mi ha materializzato un incubo. Nel bel mezzo di un posto lontano e silenzioso non ha funzionato il fornelletto da alpinismo, indispensabile per fare acqua in quel gelo".