Rozzano, spazzatura o grande capolavoro? L’arte è una "presa in giro" / FOTO

Un infermiere cabarettista trasforma relitti urbani in pezzi da museo: "È arte povera, anzi derelitta"

Pasqualino Conti vicino a una delle sue opere

Pasqualino Conti vicino a una delle sue opere

Rozzano (Milano), 23 agosto 2016 - Una scultura avvolta in un sacco nero, legata con corde e posizionata sopra un muretto. Spazzatura? O opera d’arte? Il quesito se lo pone Pasqualino Conti, rozzanese con un passato da pittore, che ha dato vita a un movimento insolito e curioso che può suscitare più di un dubbio: l’arte presa in giro. L'idea come suggerisce il nome del movimento, è proprio quella di dissacrare il valore artistico delle opere e dare uno spunto di riflessione su un quesito che da secoli storici e critici d’arte tentano invano di chiarire: cos’è arte?

MONUMENTI? Alcune delle opere trasformate  dal pittore cabarettista  Pasqualino Conti  a Rozzano Sopra, una rotonda resa attraente dall’etichetta  A sinistra una colonna  di cemento armato non finita e ancora avvolta nel suo stampo diventata  «Il monumento  al carpentiere ignoto» ECLETTICO  Pasqualino Conti vicino  al misterioso manufatto impacchettato in un muro  di Cascina Grande che sembra ispirato alle opere di Christo
MONUMENTI? Alcune delle opere trasformate dal pittore cabarettista Pasqualino Conti a Rozzano Sopra, una rotonda resa attraente dall’etichetta A sinistra una colonna di cemento armato non finita e ancora avvolta nel suo stampo diventata «Il monumento al carpentiere ignoto» ECLETTICO Pasqualino Conti vicino al misterioso manufatto impacchettato in un muro di Cascina Grande che sembra ispirato alle opere di Christo

«Riassumerei la mia corrente con una frase - afferma Conti-: cosa contraddistingue un’opera da un semplice pezzo di monnezza? Arte presa in giro è il dono di riuscire a vedere oltre l’invisibile, lì dove la serialità delle nostre abitudini, le contorsioni degli impegni quotidiani inerpicano il nostro sentiero rendendoci difficile arrivare all’agognata vetta ideale, quella da cui si apre il meraviglioso panorama della semplicità». In parole povere, l’arte è ovunque, secondo Conti, è viva intorno a noi, «basta solo cercarla e guardarla», afferma.

Conti passa la vita dedicandosi alla famiglia e alla sua professione di infermiere alla Scala di Milano. Il 55enne è impiegato nel settore sanitario dal 1985, periodo in cui scopre la pittura e realizza opere che vengono esposte in mostre e gallerie. «Disegnavo molto, ma mi mancava vedere nascere opere più corpose – prosegue –, in casa non c’era spazio così ho iniziato a incontrarle in giro: l’arte era lì, proprio di fronte a me. Ho cominciato a raccogliere le opere che vedevo per strada, abbandonate, e le ho raccolte in una performance che ho allestito in giro per Milano intitolata appunto “Arte presa in giro” realizzata con un’amica, la regista teatrale Patrizia Frini».

Pasqualino Conti prende l’arte in giro, cioè la dissacra, la ridicolizza ma allo stesso tempo la eleva a significati più profondi di quelli che apparentemente possono suggerire e, in più, la prende in giro, nel senso che la trova per strada e la raccoglie, la fa sua. Può capitare quindi di vedere in mezzo a una rotonda un pezzo di cordolo staccato, a cui l’artista ha applicato un’etichetta con titolo e nome, dando così un altro significato all’opera, elevandola alla dimensione artistica. L'omaggio ad artisti come Duchamp e Manzoni è evidente, ma Conti mette del suo.

«Le mie opere - spiega - sono salvate dall’orrore del cassonetto, ripulite e presentate al pubblico così come sono, senza rielaborazione. Pezzi in apparenza anonimi ma che non hanno nulla da invidiare a quelli esposti nei luoghi deputati all’arte. Perché l’arte è ormai più che povera, è addirittura derelitta, destinata a riciclarsi per esistere». Certo, per apprezzare le opere di Conti, che fa anche il cabarettista, bisogna accettare la provocazione.

«Quante volte - si domanda la regista Patrizia Frini - abbiamo conservato qualcosa che, pur non essendolo, a noi sembrava arte? Questo ci riporta all’infanzia e ci suggerisce qualcosa di importante: se non impariamo a guardare e a considerare gli oggetti, ma anche la vita, con uno sguardo diverso da quello che abbiamo avuto fino a ora, non c’è scampo». Ritornando al quesito iniziale: quella scultura avvolta nel sacco nero si trova in Cascina Grande, a Rozzano. Guardandola da lontano sembra spazzatura, ma se vi avvicinate potrete notare una targhetta: «Opera di Christo o Arte presa in giro?». A voi l’ardua sentenza.