Buccinasco, ora tutti copiano la sorveglianza di quartiere

Il progetto sulla sicurezza partecipata fa scuola e approda in Regione, dopo aver conquistato molti cittadini

L'ideatore dell'iniziativa, Alberto Schiavone

L'ideatore dell'iniziativa, Alberto Schiavone.

Buccinasco (Milano), 6 marzo 2016 - Il progetto buccinaschese sulla sicurezza partecipata fa scuola e approda in Regione. Dopo aver conquistato molti cittadini che, proprio per la sua semplicità ed efficacia, hanno deciso di diventare sentinelle attive, veri e propri antifurti ambulanti sul territorio, il progetto è pronto a fare il grande passo ed essere declinato in ogni realtà: dai Comuni più piccoli a quelli più popolosi. Dopo l’avvio a Buccinasco, Assago, Rozzano, Magenta e Trezzano, sette nuovi Comuni, tra cui Milano, hanno chiesto di conoscere i segreti del meccanismo. Realtà con un unico obiettivo: affiancare le forze dell’ordine e aumentare la percezione di sicurezza diventandone attori protagonisti. Come?

«Non certo con ronde – spiega Alberto Schiavone (nella foto in alto), l’ideatore – ma tornando a fare squadra, ad essere una comunità attiva, che non volge lo sguardo dall’altra parte ma si interessa a quanto accade a pochi metri dal nostro naso». «Il progetto – spiegano le consigliere regionali Iolanda Nanni e Silvana Carcano del Movimento Cinque Stelle – funziona perché parte dal basso. Il suo obiettivo è combattere il fenomeno della micro-criminalità senza mettere nessuno in situazioni di pericolo ma, semplicemente, facendo rete e attivando il miglior antifurto di tutti: il proprio vicino di casa». Tutto è nato a Buccinasco quando, nell’estate scorsa, stanchi dei numerosi furti in appartamento, in cantine, garage o automobili, i cittadini hanno detto basta. E si sono organizzati.

«Abbiamo suddiviso la città in zone ad ognuna abbiamo abbinato un gruppo whatsapp. – spiega Mirko Landenna – in questa chat vengono effettuate le segnalazione che i referenti dei vari gruppi sottopongono, poi, alle forze dell’ordine. E’ un progetto sicuro, basato sullo scambio di informazioni e di fotografie: non sono previste ronde né tanto meno interventi da parte di alcuno. Il nostro obiettivo è prevenire. Ovviamente, prima di segnalare nei gruppi, quando si assiste direttamente ad un reato è il caso di chiamare direttamente il 112».

E i risultati non hanno tardato ad arrivare. Ma, oltre alla prevenzione e all’allontanamento dei malintenzionati, il progetto, ora seguito dal criminologo e sociologo Toti Licata che ha evidenziato come le ricadute di questo fenomeno nella società, ha un’altra valenza: quella di creare una comunità attiva.

«Avere settecento occhi attivi sul territorio - spiega Schiavone – è un deterrente per qualsiasi malintenzionato, specialmente per chi lo fa per professione. Ma sul territorio, oltre ad allontanare la microcriminalità il gruppo sorveglianza di quartiere ha permesso di riscoprire il senso di comunità, di conoscere chi è il tuo vicino di casa e di creare delle relazioni che, non solo nella lotta ai furti, non ti fanno sentire mai solo, isolato. Il fenomeno funziona anche per gli episodi positivi: attraverso i gruppi siamo riusciti a restituire borsellini e computer persi o ancora, ad evitare che degli incidenti domestici creassero parecchi danni intervenendo in tempo».