Milan, Fassone incendia il derby: "L'Inter ha un’anima naïf"

Pungente l'ad rossonero in vista della stracittadina di domenica

Marco Fassone (La Presse)

Marco Fassone (La Presse)

Milano, 11 ottobre 2017 - Ad accendere il derby ci pensa la voce di Marco Fassone: «L’Inter è l’Inter – dichiara l’amministratore delegato rossonero al Guerin Sportivo, in un’intervista rilasciata quasi un mese fa ma pubblicata ieri–, una società che ha sempre avuto bisogno di un uomo forte in panchina, da Roberto Mancini, a Mourinho. Ha un’anima naïf, come una bella donna un po’ disorganizzata. Lo ha detto anche Moratti». Autogol personale a parte (lui all’Inter è stato direttore generale per tre anni, avrebbe potuto e dovuto sistemare le cose), ecco la bordata che in qualche modo ricorda proprio i giochetti psicologici di Mourinho: il Milan infatti domenica ha la completa necessità di fare risultato per non perdere troppo terreno dai primi quattro posti visto che la corsa, ammette Fassone, «è anche sull’Inter».

Aggiungere pepe alla stracittadina può quindi aiutare a mettere anche un po’ di pressione sugli avversari che ora giocano con il vento in poppa per l’entusiasmo dei risultati positivi. Perché la pressione, impossibile girarci intorno, è tutta sulle spalle del Milan. È il Milan ad essere costretto a fare risultato, è il Milan ad avere un allenatore sulla graticola di critica e tifosi, è il Milan ad aver investito 241 milioni sul mercato e avere cambiato radicalmente la composizione della propria rosa. Ed è il Milan ad essere costretto ad arrivare in Champions per non essere costretto a vendere un big.

«Non andare in Champions però – ribadisce Fassone – non sarebbe un dramma perché alla Uefa ho presentato anche dei piani che non prevedono la qualificazione alla Champions. Avere 40 milioni di euro di fatturato in più sarebbe positivo e ci consentirebbe di non dover pensare alla cessione di un giocatore». Le clausole di Donnarumma (75 milioni) e Suso (50 milioni) sono in tal senso una polizza assicurativa. Ma a novembre, quindi ben prima della prossima sessione estiva di calciomercato, la Uefa dovrà stabilire se credere o meno all’ambizioso piano industriale rossonero, pena limitazioni sul mercato o multe salate: certo, perdere sponsor come Audi o Adidas non è un bel biglietto da visita. Un’avventura in cui Fassone si gioca tutto. «Nelle società dove ho lavorato avevo sempre una rete di protezione: bene o male c’erano altre persone che avevano l’ultima parola in un processo decisionale al quale partecipavo, ma che non determinavo fino in fondo. Qui al Milan invece la proprietà demanda tutto al management, quindi il compito di decidere spetta a me. Sono di fronte a una specie di ‘Vinco o perdo’». Metafora del calcio e del derby quanto della vita.