"Mainstreet", il nuovo album dei "Fainest". E il rap dell'estate arriva da Pioltello

A un anno esatto dall’uscita del loro album d’esordio “N.C.M.N.”, i due artisti tornano sulla scena con “Mainstreet”, un disco dal sound attualissimo nato dall’incontro fra hip hop e musica dance, ma che attinge anche a sonorità dub ed elettroniche di Francesca Nera

Il duo rap "Fainest"

Il duo rap "Fainest"

Pioltello (Milano), 31 maggio 2015 - Quella brezza che rinfrescherà le afose giornate estive soffia dall’Est di Milano. E’ da lì che arrivano i Fainest. Il duo rap formato da Dily e Blade Nmk (all’anagrafe Mario Di Lorenzo e Fabio Nocella) è nato e cresciuto a Pioltello, “una realtà tanto difficile quanto stimolante”. A un anno esatto dall’uscita del loro album d’esordio “N.C.M.N.”, i due giovani artisti tornano sulla scena con “Mainstreet”, un disco dal sound attualissimo nato dall’incontro fra hip hop e musica dance, ma che attinge anche a sonorità dub ed elettroniche. Liriche studiate nei dettagli e beat ricercati tradiscono senza troppo pudore un’energia unica e quell’entusiasmo di chi forse in passato ha ricevuto troppi “no” ma che, per quanto riguarda il futuro, ha le idee chiare: farcela. E, a giudicare dal singolo “Prendi e vai”, le premesse ci sono tutte.

Cosa significa “Mainstreet”? “E’ un gioco di parole che sottolinea il duplice lato del disco e delle nostre personalità: l’ambiente street da cui proveniamo e l’ambizione di entrare a far parte del mainstream. Dai suoni ai testi ‘Mainstreet’ è un po’ come trovarsi in un ‘Limbo’ a cavallo fra underground e mainstream”.

Questo è l’album numero due per i Fainest. E’ tempo di bilanci… “Il primo disco in effetti ci ha permesso di arrivare fino a qui e il bilancio del nostro percorso è più che positivo. L’album ci rappresenta, è un riflesso del nostro vissuto e delle nostre personalità: ce lo sentiamo cucito addosso alla perfezione. In più, in questo progetto abbiamo avuto la fortuna di essere affiancati da grandi professionisti come il videomaker Falsetta, candidato al David di Donatello e a tutte le persone che lavorano per la nostra etichetta Smilax Publishing”.

Facciamo qualche passo indietro per capire chi siete e da dove venite. Pioltello, la vostra città d’origine, rappresenta più un limite o un’opportunità? “Pioltello è sicuramente una realtà difficile ma se vissuta con la ‘P’ maiuscola ha senza dubbio una marcia in più. Essere cresciuti in questa città ci ha dato la possibilità di dire qualcosa, che si tratti di argomenti impegnati o di temi leggeri. E il nostro background più intenso ci fa sentire autorizzati a parlare di questa realtà sia nel bene, che nel male".

Quindi dalla provincia avete intercettato vizi e tendenze?  “E’ così. Fortunatamente negli anni la cattiva nomea di Pioltello è leggermente cambiata ma questo ha contribuito a conferirci maggiore credibilità come rapper. Tuttavia nelle nostre canzoni abbiamo scelto consapevolmente di non ‘scimmiottare’ quel certo filone di ‘gangsta rap’ americano. Se lo facessimo la nostra musica risulterebbe un po’ forzata. Al contrario il nostro è un rap reale e genuino. Dopotutto il rap è fratellanza, deve mirare a unire le persone e non alimentare dissapori”.

Nel brano “In Piedi” dite “Nonostante i no sempre in piedi” e ancora “Bagagli di paure nella mente”… “Questo pezzo infatti rispecchia il nostro vissuto. E’ una riflessione sulle difficoltà che abbiamo affrontato e su come sia possibile superarle”.

Come mai nel disco avete rinunciato alle collaborazioni? “Abbiamo scelto di non inserire featuring perchè non ci manca nulla (ridono, ndr.). Scherzi a parte, è una decisione che abbiamo preso perchè il nostro scopo è quello di riuscire ad affermarci da soli. Avremmo potuto avere diversi ospiti nell’album ma abbiamo preferito farci conoscere per quello che siamo prima di intraprendere delle collaborazioni con altri artisti e magari passare per dei ‘mercenari’”.

Beat freschi e controtendenza. Suoni che spaziano dalla dub all’elettronica. Per non parlare delle sonorità pop di “Bella lì” e “Prendi e vai”. Come nasce il vostro sound? “Ogni volta che ci approcciamo a un progetto anzitutto ci dedichiamo molto agli ascolti. E con questo album abbiamo trovato ‘il nostro sound’ che ha come filo conduttore la musica elettronica. Questa ‘scoperta’ è avvenuta anche grazie al nostro produttore che ha un trascorso importante nel mondo della dance”.

A proposito di dance.. com’è nata l’idea di rivisitare “in chiave Fainest” il grande successo degli Opus “Live is Life” con “Prendi e vai”? “’Live is Life’, edito nel 1985, quest’anno compie 30 anni. Ci è sembrato bello reinterpretarlo in versione rap. Il brano è stato concepito in maniera trasversale, in un’atmosfera estiva e divertente. ‘Prendi e vai’ è soprattutto un modo di vivere: si prende e si va, si prende e si da, ci vuole il coraggio di saper sbagliare, di saper sognare. L’ultima voce in capitolo è stata poi quella degli Opus e questo ci ha indubbiamente riempito d’orgoglio”. 

francesca.nera@ilgiorno.net