Milano, 26 maggio 2011 - Bruno. Un nome da spiaggia e da foresta. Bruno De Filippi, chitarrista e armonicista («il Toots Thielemans italiano», chiosa il cliente Angelo Branduardi) e pure autore. Un titolo per tutti. “Tintarella di luna” per i Campioni, Mina, i Due Corsari Gaber e Jannacci. Testo di Franco Migliacci. Protagonista del primo rock’n’roll e del jazz italiano nel secondo dopoguerra, poi ospite e solista con i più grandi della canzone (da Celentano alla Mannoia) e del jazz, De Filippi, recentemente scoparso, meritava un album antologico come “His Life In Music”, Carosello serie 50 Anni, curato dalla figlia Franca.

Popolare e jazz. Il “ponte” di “Tintarella di luna” a cappella con i Jazzy Voices. “Soft Drink”, la sua sigla, poi la versione oriiginale della Tintarella con i Campioni. Roba da musicarelli, come del resto “L’aureola”. Molto rock’n’roll. La collaborazione con Jannacci ci regala la sua versione di “El portava i scarp de tennis”, in duetto con Pino Sacchetti. “Ma l’amore no” di Giovanni D’Anzi non può che essere una ballad jazz, come “Botta e risposta” con Manusardi, Di Castri e Pillot. “Mimi” è per la moglie scomparsa, “Lilly a Paris” una valse per il nuovo amore.

La jazz version di Tintarella è un gioco virtuoso e veloce. “Aria” un duo con Gino Mescoli. Due gli standard, “As Long As There’s Music” di Sammy Cahn e “It Ain’t Necessarily So” di George e Ira Gershwin. Il cameo: “Accendi una luna nel cielo” alla chitarra, con la voce della figlia Franca (bravissima). Lo consiglio.