Milano, 6 febbraio 2011 - Pronta, via. Come in una Milano-Sanremo, con la chitarra al posto del sellino, da strega vera. Giusy Ferreri riparte dal festival con “Un mare immenso”, scritto con Bungaro e Max Calò, suoni alla Corrado Rustici e chitarre più rock. Su misura per una voce finalmente scura, piena e mutante. Poi esce anche l’album “Il mio universo” (Rca-Sony Music), «un punto di partenza - confessa - per il pensiero esposto, la chiara identità musicale, le sonorità rock che riprongono in chiave leggera i miei amori dark e new wave». Giusy, ragazza da oltre mezzo milione di copie e più di 300mila singoli, rivela la sua passione per Siouxsie and The Banshees, cult band post punk e dark, «di cui canto sempre qualche cover in tour, classici come “Happy House” e “Christine” o “Into a Swan” dal suo recente album solista. Perché volevo vedere le reazioni di un pubblico che mi aveva conosciuto a “X Factor”».

 

E il pezzo sanremese, prodotto da Corrado Rustici è un ritorno a una posizione elettrica, intima e tribale, con il pathos giusto e nuovi profili della voce. «È la fotografia di quella che ero prima di “Novembre”, di quella che sono e sarò. La base è rock, poi c’è una ricerca sulla voce, i testi e il suono. Alla fine abbiamo lavorato con quattro produttori perché non pensavamo di andare a Sanremo e ci siamo ritrovati a correre. A Corrado Rustici e Marco Trentacoste, che avevo voluto fin dall’inizio, abbiamo aggiunto per i miei quattro pezzi Simone Bertolotti (Elisa), che ha subito trovato un grande feeling con la band. E Luca Rustici che firma con Ania “Il mio comandamento” ed è il fratello di Corrado». Poi c’è la sterzata radicale nella scelta dei brani, la necessità di uscire da un mondo, quello di “Non ti scordar mai di me”, che ho portato avanti con coerenza e rotto con “Fotografie”. Volevo ritrovare la mia voce, la semplice postura che hai sul palco quando senti arrivare sonorità più tue». dark e profonde.

 

Rouge, buona la prima. «Desideravo avere un pezzo di Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone, ho fatto ascoltare loro “Linguaggio immaginario”, scritta con Maurizio Parafioriti, e ho chiesto qualcosa di immaginario, alla “Polvere”. È arrivato “Deja Vù”. Roberto Casalino firma “Hai scelto me”, più esasy, da domenica pomeriggio al mare. Mi è sempre piaciuto Rudy Marra per il linguaggio e “Piccoli dettagli” lo dimostra come il divertimento di “Noi brave ragazze”. “Respiro” di Gennaro Cosmo Parlato ha parole che avevo voglia di pronunciare». Una linea melodica e un timbro vocale narrante, un solco sentimentale preciso. Francesco Bianconi e Luca Chiaravalli regalano “Rosita”, un gioco pericoloso dalle sonorità cool e brit. Rock soft è “Il mio universo” di Massimiliano Zanotti (IdeaSonica), un esperimento vocale interessante. “Rossi papaveri”, da una base di Michele Canova, «è un messaggio contro la droga». Chiusura forte. «Mio padre credeva che “Linguaggio immaginario” di Luca e Ania fosse stato scritto da me. Con “Niente Promesse” (la prova migliore da cantautrice) ha sonorità coerenti e aggressive». Bello.

 

Giusy, che a Sanremo duetterà con Francesco Sarcina, continua a vivere vicino ad Abbiategrasso, «in provincia, lontano dai ritmi frenetici. Vicino ai miei punti di riferimento: un pranzo in famiglia e un fidanzato che sacrifica il suo lavoro normale per seguirmi». Parlaci del periodo dark... «Ascoltavo Siouxsie, The Cure, i Joy Division. Nina Hagen me l’ha fatta conoscere la mia insegnante di tedesco al linguistico. Che ho iniziato con due anni di ritardo perché aspettavo l’iscrizione al liceo musicale e studiavo privatamente canto e pianoforte. Sono arrivata solo al terzo anno: brava in italiano, molto scarsa in matematica».