Pezzali, 50 anni di gioventù: Max si regala Nile Rodgers

“Le canzoni alla radio”: hit e un superospite

Max Pezzali (Ansa)

Max Pezzali (Ansa)

Milano, 12 novembre 2017 - Ci vuol tempo a diventare giovani, diceva Picasso. E Max Pezzali sembra pensarla proprio come il grande andaluso. «Il mio non vuol essere un giovanilismo di ritorno, ma penso di non essermi mai sentito a fuoco come ora» ammette l’idolo pavese, commentando quei cinquant’anni che compie martedì prossimo e festeggia con la pubblicazione della doppia antologia “Le canzoni alla radio”. «Per certi versi, sono molto più ottimista e proiettato sul futuro oggi di quanto non lo fossi venticinque anni fa. Forse l’età dell’incoscienza non è solo quella post adolescenziale; oggi sei costretto a mantenere un po’ di gioventù, se no la velocità vorticosa dei tempi finisce con lo schiacciarti» dice Pezzali.

Già, ma un’antologia guarda al passato piuttosto che al futuro.

«Be’ questa è un po’ sui generis; un combo in bilico tra il mio ieri e il mio domani grazie a sette pezzi nuovi più il remix di ‘Tutto ciò che ho’, pezzo capace di rappresentarmi ancora al punto da sembrare essere stato scritto l’altro ieri. L’idea dell’antologia è dovuta al fatto che nel venticinquennale di carriera non puoi uscire solo con una raccolta di brani inediti; il quarto di secolo, infatti, si porta necessariamente dietro un primo bilancio. E poi mi piace l’idea di vivere il passato come un continuo presente».

Nella stessa “Le canzoni alla radio” c’è la chitarra di Nile Rodgers.

«Quando ho scritto il pezzo ho usato un plug-in per computer che simula la chitarra funky. Sentito il provino, è stato Claudio (Cecchetto, ndr) a dirmi che sembrava proprio una chitarra alla Nile Rodgers. Grazie tante, ma l’idea di averlo andava ben al di là della più sfrenata tra le aspirazioni. E invece si sono allineati tutti i pianeti. Un amico comune ci ha fatto avere la sua e-mail e gli ho scritto. Rodgers mi ha risposto in appena due ore e nel giro di pochi giorni m’è arrivato il file con il suo preziosissimo intervento».

Emozionato?

«Tengo incorniciata la mail con le sue annotazioni sul pezzo perché rappresenta la realizzazione di un sogno; avere in un disco il più grande artefice di un suono che ha fatto la storia. Avrei voluto riunire le diverse tracce di chitarra che Rodgers mi ha mandato per “Canzoni alla radio” in un disco tutto per me da ascoltare in cuffia ripendomi: sta suonando la mia musica!».

Per il trio di “Duri da battere” PezzaliNek-Renga vale il principio che l’unione fa la forza?

«Sì, perché dal punto di vista artistico l’intento non è solo quello di mettere assieme le forze per aumentare la massa critica, ma di giocare sul valore aggiunto di tre voci completamente diverse fra loro; tre strumenti che non si sovrappongono mai. E poi c’è la possibilità di spezzare quelle consuetudini che, dopo tanti anni di palcoscenico, rischiano di diventare routine».

Le differenze fra voi sono sotto gli occhi di tutti. Avete almeno un punto in comune? «Sì. E credo sia l’amore sviscerato per quel che facciamo. Oltre alla capacità di affrontare questo lavoro con una sufficiente dose d’ironia; cosa apparentemente superflua che invece per tre storie come le nostre diventa un elemento chiave».

Quante possibilità ci sono di vedervi a Sanremo?

«In gara, nessuna. Visto che dovrei averlo già cantato, o prepararmi a farlo, sono abbastanza certo di non avere da parte un pezzo per il Festival. Quanto a un’eventuale partecipazione come ospiti, invece, non saprei; non fidandosi della mia capacità di tenere la bocca chiusa, infatti, gli altri non mi tengono all’oscuro di tutto».