I-Days 2017 a Monza: ecco i Radiohead, gli inglesi scaldati dal sole italiano

La storica band che ha cambiato pelle

Thom Yorke, leader dei Radiohead

Thom Yorke, leader dei Radiohead

Monza,16 giugno 2017 - E' proprio vero che si nasce incendiari e si muore pompieri. Chi ricorda i Radiohead schivi e un po’ scorbutici di “Ok computer” faticherà forse un po’ ad accettare quelli che approdano stasera sul palco dell’I-Days per celebrare proprio l’album che gli spalancò le porte della gloria ripescando brani come “Airbag”, “Let down”, “Lucky”, “Paranoid Adroid”, “Exit music (for a film)”, “Karma police”. Anche se a varare la maratona spetta a un pugno di estratti dall’ultima fatica “A moon shaped pool” fra cui “Daydreaming”, ispirato a Thom Yorke dal divorzio dalla madre dei due figli, morta poi lo scorso anno dopo una breve malattia, abbandonata (quando era già condannata) per rifarsi una vita con la palermitana Dajana Roncione.

D’altronde una regola aurea dell’entertainment dice di non infilare mai il naso nella vita di una star perché il rischio di rimanere delusi dalle debolezze dell’essere umano celato dietro l’artista può essere alto. Anche se, sul palco, il Thom 2017 sembra per davvero la controfigura dell’introverso autore di “Creep”; salta, saluta, emette suoni strani, parla in italiano (sempre con termini appropriati), va a cena dopo lo show con Claudio Santamaria e altri amici dell’onnipresente fidanzata. Ma non è il solo a subire il richiamo peninsulare, se è vero che pure il chitarrista Jonny Greenwood ha preso casa sulle colline di Fermo e si prepara a organizzare il 20 agosto un concerto straordinario, sembra per i terremotati delle Marche, nell’abbacinante cornice lirica dello Sferisterio di Macerata. La magia delle trasfigurazioni grafiche rilanciate dal grande schermo ovale, le immagini scomposte, moltiplicate, solarizzate con gusto psichedelico, la volta stellata disegnata sulla parte alta del palco dai fasci di luce puntati sulla sfera stroboscopica che pende sul boccascena, danno profondità all’onirismo di un suono che dai criptici retaggi di “Street spirit (fade out)” o “Fake plastic trees” e, più in generale, di un album come “The bends” portano alle voraci esplorazioni elettroniche di “King of limbs” grazie a cose come “Bloom” o “Lotus flower”. E se a introdurre la rentrée fiorentina di due sere fa i Radiohead hanno voluto Junun, il progetto “indiano” dello stesso Jonny Greenwood con i Rajasthan Express, e il riflessivo James Blake di “The color in anything”, al Parco di Villa Reale il prologo del loro show (previsto per le 21) sarà ben più nutrito. il compito di avviare questa seconda giornata dell’I-Days spetta, infatti, ai Santa Margaret di Angelica Schiatti e del chitarrista delle Vibrazioni Stefano Verderi (alle 16). A seguire i genovesi Ex-Otago (alle 17), il cantante britannico di origini ugandesi Michael Kiwanuka con il repertorio del suo ultimo album “Love & hate” (alle 18.15) e, infine, dallo stesso James Blake (alle 19.45).