Gabriele Cirilli: per una volta sarò #TaleEQualeAMe

Al Giuditta Pasta lo show del noto imitatore televisivo

 Cirilli

Cirilli

Saronno (Varese),8 dicembre 2016 - In questi anni è diventato il re delle imitazioni. Ospite d’onore del “Tale e quale show” di Carlo Conti. Ma ora è il momento di portare in scena se stesso. Eccolo Gabriele Cirilli, sabato in replica unica al Teatro Giuditta Pasta di Saronno con il suo #TaleEQualeAMe, one man show scritto dallo stesso comico abruzzese insieme a Maria De Luca e Carlo Negri, per la regia di Gabriele Guidi (biglietti 25/15 euro, info: 02.96701990). Si parte dalle foto della propria vita, come fosse la bacheca di facebook. E da lì s’intreccia un racconto fatto di monologhi e canzoni, vita vissuta e imitazioni. Due ore di risate. Ma non solo.

Cirilli, come nasce il suo one man show?

«Da una frase che ascoltai dire da un amico di mio figlio: “Oggi se non hai un hashtag non sei nessuno”. Affermazione che mi ha spinto ad aprire un profilo su Instagram, dove ho capito come ogni singola foto possa davvero raccontare una storia. Un meccanismo che funziona, anche a teatro. È la terza stagione che lo porto in giro, con grande soddisfazione».

Una specie di album fotografico virtuale?

«Esattamente, anche se bisogna ammettere che non c’è più quel sapore di quando sfogliavi le pagine e obbligavi gli amici a vedere le diapositive dopo le vacanze. Una questione di romanticismo».

Da dove inizia con il racconto?

«Non c’è uno sviluppo cronologico, salto di foto in foto. Ma è vero che la prima che faccio vedere è della mia giovinezza a Sulmona, in modo che tutti capiscano subito che sono un tamarro abruzzese. La gente pensa che sia romano, ma lo sono solo d’adozione. E da lì parto con una serie di monologhi ispirati alla vita quotidiana».

Ci faccia qualche esempio.

«Mi diverte molto un pezzo sulle bollette telefoniche, che non sono mai come le tariffe che avevi stabilito. Ma il vero incubo inizia quando provi a contattare un call center, perennemente in attesa ascoltando le più improbabili musichette. Ma faccio vedere anche i personaggi di “Tale e Quale Show” e poi mi sono concesso un omaggio a Gaber, al suo spirito popolare. Per chi crede che fosse un intellettuale da salotti».

Che fine ha fatto Tatiana?

«Tatiana è nata in un periodo storico preciso. Ora la comicità è più veloce, legata al web, ai video che diventano virali. In quegli anni invece andava tantissimo il tormentone, facevano scuola i personaggi di Mai dire gol, di Albanese. Così iniziai a inserire qualcosa del genere nei miei lavori, fino ad arrivare a Tatiana, che ora è nell’Olimpo. Mi hanno chiamato da Zelig per andare a rifarla ma a cinquant’anni mi sembra un po’ strano, meglio che stia dove sta».

È stata quella la svolta?

«La svolta non c’è ancora stata… Diciamo che è stato il momento di più grande visibilità. Che poi nello spettacolo è lo spunto per raccontare il trasferimento a Milano insieme a mia moglie, il nostro cercar casa, il rapporto conflittuale con la differenziata. Al sud non c’è ancora questa usanza, l’umido rimane qualcosa legato al clima».

Da anni ormai è habitué di “Tale e quale show”.

«Una collaborazione importante, anche se limitata all’intervento di tre minuti, alla battutina. Mi piacerebbe prima o poi arrivare a uno show a 360 gradi».

Progetti?

«Intanto spero di continuare così, lavorando sereno e con onestà. Il resto è tutto nelle mani di Dio».