L'esperto di costumi: "Legnano città unica nel suo genere"

Alessio Marinoni: "Un abito storico è un po' come una chiesa: non importa che tu sia cattolico o meno, se hai una morale senti come obbligo quello di proteggerne la bellezza"

Alessio Marinoni

Alessio Marinoni

Legnano (Milano), 28 maggio 2015 - Ogni legnanese, sui costumi del Palio, avrebbe il diritto di dire la propria tanto è l'orgoglio di questa città per le radici storiche della corsa più attesa dell'anno. Alessio Marinoni, però, di costumi storici e di scena è un vero esperto. Contradaiolo di Legnarello e curatore della mostra di costumi della contrada, Alessio non si occupa solo degli abiti giallorossi, ma per tre anni ha collaborato con la professoressa Sara Piccolo Paci nella Commissione costumi della sfilata del Palio. Inoltre, è preparatissimo dal punto di vista storico, laureato in Storia dei costumi e collabora con il Teatro alla Scala di Milano.

"Anzitutto, va detto che Legnano è una città unica nel suo genere per quanto riguarda i costumi della rievocazione storica - sottolinea Alessio Marinoni -. Però, bisogna sgomberare il campo dagli equivoci: quando si parla di abito storico, ci si riferisce al tipo di lavoro tipico dei paesi anglosassoni, che producono gli abiti con le tecniche dell'epoca cui si riferiscono. Quindi tessuti a mano, con cardatura e tintura che non prevedano l'uso di macchinari. Al museo archeologico di Milano è ospitato un abito costruito in questo modo. È un lavoro interessante da proporre, ma la sfilata di Legnano ha un aspetto scenico che non va trascurato. Ciò che va in scena annualmente è uno spaccato della società italiana di lusso di fine dodicesimo secolo: se dovessimo riprodurre la società dell'altomilanese in quegli anni, non vedremmo ricami e seta, che all'epoca era un tessuto riservato esclusivamente all'impero e al papato. Ho forti dubbi sul fatto che anche un console o un personaggio dell'epoca potesse permettersi qualcosa di simile a quello che vediamo sfilare a Legnano".

Ma c'è ancora interesse, da parte dei legnanesi, verso gli abiti storici del Palio? "Mi è successo di vedere alcune persone snobbare le mostre delle contrade - risponde Marinoni -.Purtroppo, in Italia l'artigianato è sempre stato snobbato e visto come un mestiere di serie B, per gente che non ha voglia di studiare nè fare ricerca. E il costume viene definito ancora come un'arte minore. Io penso sia proprio il contrario: l'artigiano, infatti, prima di far andare le mani può spendere mesi e mesi in prove, studi, bozzetti. È risaputo che i costumi del Palio di Legnano, fino al più piccolo dettaglio, devono essere approvati da una commissione di esperti, e questo fa sì che magari per un cappello si investano anni di ricerca e tempo. Manca la concezione che l'abito storico sia un mediatore tra il sogno e la realtà, perché testimonianza di ciò che davvero è stato e materializzazione del desiderio di lustro e lusso. Un vanto non di otto contrade ma di un'intera città. Chi non si interessa o guarda altrove, non manca di rispetto agli organizzatori delle mostre ma a chi a quegli abiti ha lavorato, nell'interesse culturale di una comunità. Un abito storico è un po' come una chiesa: non importa che tu sia cattolico o meno, se hai una morale senti come tuo obbligo il conservarla per i posteri, tramandarne i significati, proteggerne la bellezza".