Le stragi 25 anni dopo: la mafia assedia il Nord

Ricorrenze. 25 anni fa le stragi in cui morirono i magistrati di punta dell’antimafia, Giovanni Falcone (il 23 maggio) e Paolo Borsellino (il 19 luglio) con le persone delle loro scorte

Milano, 16 luglio 2017 - Ricorrenze. 25 anni fa le stragi in cui morirono i magistrati di punta dell’antimafia, Giovanni Falcone (il 23 maggio) e Paolo Borsellino (il 19 luglio) con le persone delle loro scorte. I buoni libri aiutano a conservarne memoria e ribadirne l’attualità. Come “L’agenda ritrovata”, ovvero “Sette racconti per Paolo Borsellino”, una raccolta curata per Feltrinelli da Marco Balzano e Gianni Biondillo, con pagine di Helena Janeczek, Carlo Lucarelli, Vanni Santoni, Alessandro Leogrande, Diego De Silva, Gioacchino Criaco ed Evelina Santangelo. Opere dense di fantasia e richiami di realtà, con un particolare comune: in tutte c’è un’agenda rossa, come quella scomparsa sulla scena dell’attentato di via D’Amelio e in cui Borsellino annotava incontri, ipotesi investigative, appunti per le indagini. In scena, una giovane magistrato di Como che trova tracce di mafia al Nord e si prepara a raccontarle a Borsellino, un anziano investigatore dei carabinieri che arriva al redde rationem della sua vita sulle montagne della vecchia Africo in Calabria, una ragazza in cerca di ricordi a Castellammare del Golfo, e altro ancora. Tutti alle prese con un diffuso bisogno di etica, legalità, giustizia. Sino all’immaginario colpo di scena finale: “Il ritrovamento dell’agenda rossa metaforicamente è il recupero di una forma di dignità, d’un senso delle cose che finalmente si disvela, di una consapevolezza che un altro mondo, un’altra vita sono più che mai possibili”. Se la memoria vince, la mafia perde. Anche se è altissimo, il prezzo pagato da chi ha difeso la legge e lo Stato, sino a rimetterci la vita.

Lo testimonia Giovanni Bianconi in “L’assedio – Troppi nemici per Giovanni Falcone”, Einaudi. Libro bellissimo, severo, fatti e testimonianze, senza retorica. Sono gli ultimi anni del giudice, dopo il successo del maxiprocesso. In tanti lo boicottano, lo calunniano, bloccano il suo percorso all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo. È un vero e proprio “accerchiamento del magistrato, stretto tra mafiosi, avversari interni al mondo della magistratura e una classe politica nel migliore dei casi irresponsabile”. Fino al suo isolamento, che “lo trasforma nel bersaglio perfetto per i corleonesi di Totò Riina”. Intanto la mafia s’è espansa. Cosa Nostra è in difficoltà, dopo i processi e gli arresti dei boss, ma la ‘ndrangheta si rafforza nelle regioni ricche, dalla Lombardia al Piemonte, dalla Liguria all’Emilia. Ne scrive con competenza Nando dalla Chiesa in “Passaggio al Nord - la colonizzazione mafiosa”, Edizioni Gruppo Abele: affari e delitti, riciclaggio di denaro ricavato dai traffici di droga, investimenti. Un tumore che rischia di devastare pubblica amministrazione ed economia, anche con l’alto livello di corruzione diffusa. Ci sono indagini giudiziarie in corso. Ma l’opinione pubblica è spesso disattenta, la società civile permeata e più volte complice. La ‘ndrangheta festeggia.