Fra indagini e commissari il passato presenta il conto

Si parla della confessione d’un probabile assassino: “Molto letterario. Ricorda Dürrenmatt”

Milano, 7 gennaio 2018 - Si parla della confessione d’un probabile assassino: “Molto letterario. Ricorda Dürrenmatt”. “Maresciallo, ma lei dice che non legge i gialli”. “Non sia superficiale. Dürrenmatt non scrive gialli, ma capolavori”. Queste righe, essenziali per ogni lettore convinto che i”gialli” (o noir che dir si voglia) siano uno strumento letterario eccellente per rappresentare le inquietudini dell’animo umano, stanno nelle pagine di “I colpevoli sono matti” di Gaetano Savatteri, uno dei dodici racconti di “Un anno in giallo”, Sellerio, antologia di grande piacevolezza per accompagnare l’inizio del 2018. Gli altri hanno per protagonisti il commissario Montalbano di Andrea Camilleri, il vicequestore Sciarrone di Antonio Manzini, i personaggi cari a Simonetta Agnello Hornby (l’esordio di Cornelia Zac, avvocato londinese), Alessandro Robecchi con due killer di professione esemplari “del capitalismo criminalambrosiano”, Fabio Stassi, Alicia Giménez-Bartlett, Esmahan Aykol, Francesco Recami, Santo Piazzese, Marco Malvaldi con “i vecchietti del BarLume” e Gian Mauro Costa, che fa debuttare Angela Mazzola, poliziotta anzi meglio “sbirra” nel profondo dell’anima, in una Palermo resa livida dal malaffare minuto e dalle violenze mafiose. Azioni. Inchieste. Critica sociale. Il richiamo a Dürrenmatt è quanto mai pertinente.

Ecco, le ombre. Che s’allungano nell’”ottobre traditore”, in cui Maurizio De Giovanni ambienta “Souvenir”, Einaudi, quinto romanzo dei “Bastardi di Pizzofalcone”. Tutto comincia con il ritrovamento d’un uomo, ferito a morte, in un cantiere della metropolitana di Napoli: è un americano, figlio d’una famosa attrice di Hollywood, aggredito mentre s’aggirava nei vicoli del centro storico con un indirizzo in mano, cercando di ricostruire pagine di famiglia. Su questa violenza indagano il commissario Palma e la sua squadra (resa celebre dalla serie Tv): il “cinese” Giuseppe Lojacono, Alex Di Nardo, pensieri acuti e straordinaria abilità con la pistola, l’agente Marco Aragona alle prese con un dilemma morale e gli altri colleghi. Ci sono un’antica storia d’amore, il contabile latitante d’un clan di camorra, una ragazza in fuga per proteggere se stessa e il figlio che sta nascendo. E una Napoli struggente in cerca di memoria e salvezza dai rimpianti. Ma “il passato torna sempre. E presenta il conto”. Un conto duro, spesso. Come sanno Hap Collins e Leonard Pine, gli spregiudicati e generosi investigatori creati dalla fantasia di Joe R. Lansdale, qui in “Bastardi in salsa rossa”, Einaudi. Texas povero e popolare. Traffici di droga e sport illegali. Un ragazzo nero forse ucciso dalla polizia. Agenti corrotti. Violenze razziste. La “provincia profonda” dei tempi di Trump. Ma anche una ricerca ossessiva della giustizia, che si prova a far convivere con la legge. Si picchia e si spara. Spesso si sorride. Grande paese, comunque, l’America, nelle pagine dei suoi scrittori migliori.