A Sondrio la barista che gioca sul ghiaccio

Tea Popescu giocava nella nazionale rumena di hockey

Tea Popescu

Tea Popescu

Sondrio 26 novembre 2015 - A Sondrio c’è una barista con una passione sfrenata per l’hockey su ghiaccio. Stiamo parlando di Teodora Popescu, nata a Bucarest, ma ormai valtellinese di adozione essendo arrivata nel capoluogo di provincia 15 anni fa, che i ragazzi della movida sondriese conoscono molto bene, perché lavora da parecchio tempo nel centralissimo Bar Sport di Ketti Spini, dove spilla birre, serve ai tavoli con maestria e si destreggia molto bene tra un aperitivo e un long drink. Ma a quanto pare la Popescu è bravissima anche sul ghiaccio, visto che a Bucarest ha vestito la maglia del club locale e anche quello della nazionale rumena. Roba non da poco. Sul suo valore quindi non c’è nulla da dire. Ma chi l’avrebbe mai detto che questa gentilissima ragazza fosse anche un’eccellente giocatrice di hockey su ghiaccio, una disciplina sportiva che nell’immaginario collettivo poco si addice a una lady e per di più a una lady aggraziata come Teodora.

L’altra curiosità di questa storia è che ha ricominciato a giocare a Chiavenna in una squadra composta da soli maschi e che gioca con altre squadre in cui la presenza femminile è una rarità assoluta. Ma a volte i luoghi comuni restano tali e questa è una di quelle volte perché la passione di «Tea», questo il suo nickname, parte da molto lontano. «La passione per l’hockey è nata quando giovanissima, a Bucarest – dice Teodora – mi sono recata a pattinare e un allenatore del team locale mi ha chiesto se avessi avuto voglia di provare a cimentarmi in questo sport. E così a 9 anni ho iniziato a giocare a hockey nelle file del Bucarest dove ho militato fino ai 19 anni cogliendo successi e arrivando ad indossare la maglia della nazionale femminile della Romania. Il mio ruolo è quella di centro. Poi mi sono trasferita in Italia, in Valtellina, è l’hockey l’ho dovuto abbandonare…». Ma evidentemente le passioni non si possono cancellare e l’hockey è rimasto lì nel cassetto finché «parlando con Mattia, chef all’Hotel Ristorante Posta, è venuta fuori la mia passione per l’hockey e lui mi ha chiesto se non avessi avuto voglia di provare a giocare a Chiavenna, nella squadra dei «veterani» di coach Pietro Del Curto. L’idea mi è subito piaciuta e così sono tornata sul ghiaccio».

La formazione chiavennasca delle «vecchie glorie» prende il nome di Chiavenna Alchool e disputa il campionato amatoriale NOHL (Nord Ovest Hockey League) insieme ad altre 6 formazioni. Il torneo è appena incominciato, ma la squadra chiavennasca è seconda con una vittoria e un pareggio, dietro solo ai Milano Chiefs, due vittorie sue due, e a pari merito col Valpellice. Come è stato il tuo ritorno in pista e l’impatto con l’ambiente chiavennasco ? «A livello emozionale posso dire solo «wow» (e le si illuminano gli occhi dalla felicità, ndr.). Sono contenta di aver ripreso, è uno sfogo importante. Pattinare è un po’ come andare in bicicletta, una volta che hai imparato non te lo scordi più. E’ chiaro che dovrò allenarmi dal punto di vista tattico e quanto altro… ma dal punto di vista del pattinaggio sono già a buon punto malgrado i 15 o 16 anni di inattività. I ragazzi del Chiavenna Alchool sono stati fantastici con me e mi hanno accolto nel migliore dei modi possibile. Mi sento una di loro e sono pronta a dare il mio contributo. Ho debuttato due settimane fa e subito mi hanno premiato, che carini».

Ma in molti pensano che l’hockey sia uno sport «duro» e non sia uno sport per donne. «Sbagliatissimo, non è affatto uno sport duro, ma è invece una bella scuola di vita perché si impara a stare con gli altri e a comportarsi in mezzo al gruppo. E’ un bellissimo gioco di squadra». E allora, tutti a Chiavenna per ammirare