«Il decreto del Governo Renzi sulle banche popolari è incostituzionale»

L’assemblea Bps al Pentagono di Bormio. Parla il presidente dell'istituto di credito Francesco Venosta

I vertici della BPS

I vertici della BPS

Sondrio, 19 aprile 2015 - «Non si devono dare per scontate certe operazioni, ma è indubbio che la finalità della riforma è che una preda grossa ne mangi una piccola. A me, invece, interessa preservare lo spirito e il modo in cui è stata condotta in questi decenni la banca. Come sarà possibile ancora non lo so. Siamo consapevoli che, in giro per il mondo, ci sono capitali sconfinati, rispetto ai quali noi siamo una pulce. Ci guardiamo attorno, valutiamo tutto, secondo i nostri obiettivi. Smentisco che siano in corso colloqui o trattative con questa o quella banca». Lo ha affermato ieri, a Bormio, a margine dell’assemblea dei soci che ha approvato un bilancio da Oscar, il presidente della Banca Popolare di Sondrio, Francesco Venosta.

Il territoriO come sta reagendo a questi cambiamenti epocali? «Crede di rendersene conto - risponde l’avvocato Venosta - lo avverte come come pericolo, come prevaricazione, ma non comprende la reale portata delle conseguenze. Non si è abituati a pensare in profondità. La popolazione se ne rende conto solo a livello epidermico. Fra noi e il Credito Valtellinese abbiamo il 90% del mercato locale, difficile per molti intuire le implicazioni derivanti dai futuri cambiamenti imposti dalle riforme del governo. La concorrenza fra le due banche locali ha giovato ai consumatori. Poi ci sono i risvolti occupazionali, nell’ipotesi di una fusione. La Bps, ad esempio, secondo quanto ho appreso, risulterebbe la banca con il maggior tasso produttivo a livello europeo. Tuttavia continuiamo a mantenere aperto il Pirovano, che ci costa ogni anno circa 900 mila euro, perchè siamo consapevoli che se chiude Pirovano si decide la chiusura dello Stelvio. Non ci si è resi conto dell’importanza degli addentellati del credito popolare.

Io trovo giusto la biodiversità, anche nel credito. I consumatori hanno in mente qualcosa, forse un giorno sarà interessata la Corte Costituzionale sul decreto Renzi. Cosa ne penso io? Che è clamorosamente incostituzionale». «Non c’è alcuna naturale avversione ai cambiamenti - ha detto durante i lavori Venosta, pure docente universitario, nel rispondere alla socia Alba Franzi di Varese favorevole alla trasformazione in Spa - ma ritengo sia lecito valutare quali siano i cambiamenti verso il meglio e quelli verso il peggio. Io temo che, in questo caso, saranno molto maggiori gli svantaggi.

Sarà eliminato il credito popolare, l’ossatura delle medie e piccole imprese. Sarebbe stato necessario eliminare alcune storture, ma cancellare i difetti non vuol dire eliminare il sistema. Ora, invece, si butta il bambino con l’acqua sporca». Al momento la Bps fa capire di voler procedere da sola, recependo tuttavia l’invito del professor Roberto Ruozi, ex rettore della Bocconi, che intervenuto all’assemblea ha invitato i vertici ad affrontare i cambiamenti in «modo non traumatico, vivendo la trasformazione con la saggezza di sempre, governando quel processo, senza ridursi a comparse. La Popolare sino ad oggi è stata padrona dei suoi destini e lo dovrà essere anche in futuro».