Pokemon Go impazza a Sondrio e arriva la polizza contro gli infortuni da app

Il giovane ideatore: "Una polizza assicurativa utile per chi, attraverso il gioco, si espone ai pericoli reali"

POKEMON GO

POKEMON GO

Sondrio, 26 luglio 2016 - E' la moda del momento, il gioco più scaricato e più contestato degli ultimi tempi. Tutti parlano di Pokemon Go, l’app che sta spopolando tra giovani e meno giovani, una sorta di caccia al tesoro su scala mondiale che sfrutta la tecnologia della realtà aumentata. Per le vie delle città si vedono ragazzi (e non solo) concentrati sui propri telefonini, alla disperata ricerca di Pokemon «nascosti» un po’ ovunque, senza pensare a dove mettono i piedi e ad evitare i pericoli sulla propria strada. E si sono già registrati incidenti, anche molto gravi, causati proprio da questa assoluta distrazione creata dall’enfasi di un gioco che sembra davvero aver catturato tutti. Ebbene, proprio da questi presupposti è nata l’idea di un giovane sub agente assicurativo di Sondrio, che ha deciso di sensibilizare i propri clienti e non, alla stipula di una polizza assicurativa antinfortunistica, consigliandola proprio a chi gioca a Pokemon Go, e ancor di più ai genitori dei più giovani cercatori di mostriciattoli.

«Si tratta di una classica polizza infortuni, che potrà essere particolarmente utile per i ragazzi che forse si stanno appassionando troppo ad un gioco che li espone a pericoli reali - spiega il 26enne valtellinese Marco Trutalli, che da febbraio è sub agente dell’agenzia di Bruno Faustinelli -. Occupandomi ogni giorno di rischi e tutela, e avendo poi saputo di infortuni e addirittura morti causati da questa nuova app, ho pensato di suggerire una polizza assicurativa per proteggere i giovani. Personalmente credo sia una follia correre rischi del genere per gioco, ma ognuno ha le sue passioni, e credo che sia un modo per tutelare i propri figli e non lasciarli in balia dei propri telefonini».

Il cartello affisso a Scarpatetti contro la Pokemon-mania

Non solo il pericolo di farsi male, i cacciatori di Pokemon corrono anche il rischio di dare seriamente fastidio a chi non ha la stessa passione. «Qui non ci sono Pokemon» è il cartello esposto in questi giorni da un esercente di Scarpatetti, che vorrebbe lasciar intendere che nella contrada sondriese non ci sono mostriciattoli a cui dare la caccia. Non è così, perché anche Scarpatetti è «coperta» dall’applicazione, ma il titolare del bar, come altri commercianti, spera in questo modo di sviare bambini e ragazzi verso un’altra zona della città. I giocatori virtuali, infatti, sembrano non essere ben voluti, soprattutto per la loro noncuranza verso il mondo reale e la maleducazione con la quale si pongono verso gli esterni al gioco. «Non sederti che sto cercando di catturare un Bulbasaur»: questa l’esclamazione di una ragazza ad un avventore del bar che si apprestava ad accomodarsi durante l’orario dell’aperitivo. Ed è scattata la reazione dei commercianti. Basterà a tenerli lontani?