Sondrio, no ai pizzoccheri nelle scuole. Politici e lettori del «Giorno» insorgono: «Scelta insensata e offensiva»

Il caso già oggetto di un'interrogazione a livello comunale finisce in Regione. E su Facebook l'attacco è unanime

Gianni Fava, assessore regionale all'Agricoltura

Gianni Fava, assessore regionale all'Agricoltura

Sondrio, 24 aprile 2015 - «Togliere i pizzoccheri dalle mense scolastiche della Valtellina è un atto di totale insensatezza e scarso rispetto delle tradizioni locali. Alla vigilia di Expo Milano 2015, l’occasione di un confronto sull’agricoltura, sul cibo, sui territori e sulla promozione e difesa dei prodotti locali, assistiamo a questa malparata del Comune di Sondrio e dell’Asl». L’esclusione del piatto tipico valtellinese e della polenta dai menu delle scuole elementari e delle materne di Sondrio è arrivata in Regione. L’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, ha giudicato «offensivo derubricare un piatto che racconta la cultura e il territorio come piatto dei contadini, con accezioni dispregiative che i contadini, custodi della terra, non meritano».

Il no alla revisione dei menu scolastici decisa dall’Asl e dal Comune di Sondrio, su richiesta di un gruppo di genitori che qualche anno fa avviarono una raccolta firme, ha unito la politica. Anche il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Matteo Barberi, è intervenuto a sostegno dell’interrogazione annunciata mercoledì dal consigliere di minoranza Andrea Massera (Sondrio Liberale), ricordando che il 21 ottobre i grillini avevano presentato un’interrogazione sulla gestione delle mense scolastiche incentivando la presenza di prodotti tipici e a chilometri zero.

I lettori hanno affidato alla pagina Facebook del Giorno (edizione Sondrio) commenti contrari alla scelta del Comune: «Chi sono questi genitori... »; «Nelle mense scolastiche i pizzoccheri non sono certo ‘ricchi’ come quelli ‘di casa’. Conditi con olio extravergine assicuro che erano appetibili e digeribilissimi»; «Preferiscono gli hamburger...». «Pensare che un tempo la polenta sfamava famiglie intere per una settimana...». Una difesa unanime riassunta da un messaggio: «I nostri piatti tipici sono da salvaguardare, non da escludere».