Scivola in piscina e si frattura il malleolo. Al Pronto soccorso: "Torni fra 4 giorni"

Chiavenna, l’odissea di Rosa finita a farsi operare in una clinica svizzera. "L’episodio negativo dovuto a probabile incomprensione tra i sanitari e la signora" di Roberto Carena

Il primo soccorso all'ospedale di Chiavenna

Il primo soccorso all'ospedale di Chiavenna

Chiavenna, 12 settembre 2014 - È stata resa nota in questi giorni l’odissea che Rosa Guglielmana, originaria di Samolaco, ma residente a Prata Camportaccio, ha dovuto sostenere a seguito di un infortunio avvenuto giovedì 22 maggio scorso verso le 9 del mattino in piscina a Chiavenna.

«Frequento la piscina da oltre 20 anni - ha spiegato - e, quella mattina nell’accingermi a raggiungere la vasca, sono scivolata procurandomi una triplice frattura al malleolo. Immediatamente soccorsa dai sanitari del 118, mi hanno condotta al Pronto soccorso dell’ospedale di Chiavenna. Sono stata visitata da una dottoressa (il responsabile non era presente avendo terminato il suo turno di lavoro).

Malgrado il forte dolore non mi ha somministrato un antidolorifico (mi è stato somministrato molto dopo) in quanto avrei dovuto fare una radiografia. Cosa che è avvenuta più tardi confermando la triplice frattura. Portata, nel pomeriggio in sala gessi, per applicarmi un gambaletto protettivo, in attesa di conoscere le modalità dell’operazione che avrei dovuto subire per sistemare le fratture, gli addetti hanno avuto difficoltà tanto che ci sono voluti ben tre tentativi prima di terminare il lavoro. Al termine uno dei due ortopedici mi ha comunicato che «Non potevano ricoverarmi in quanto non avevano tempo... Vediamo se si riesce a trovare qualche altro ospedale a Sondrio, Sondalo Lecco ecc.» - ha detto. Così mi hanno riportata al Pronto soccorso dove la dottoressa mi ha comunicato che doveva dimettermi e andare a casa (con i miei mezzi). «Se vuole - ha precisato - si presenti qui lunedì mattina a digiuno per il ricovero!» Era giovedì e avrei dovuto attendare ben 4 giorni con un piede che nel frattempo si era gonfiato a dismisura e molto dolorante. Così l’indomani ho chiesto a mia sorella di accompagnarmi in una clinica di St. Moritz (lavoro in Svizzera) dove sono giunta alle 7 del mattino. Nel primo pomeriggio mi hanno operata e tutto è andato per il meglio. Sicuramente se ci fosse stato il responsabile del Pronto soccorso non mi avrebbe rimandato a casa».

Interpellato il dottor Carlo Marolda, responsabile del Pronto Soccorso, ha precisato «Le dichiarazioni della signora Guglielmana, corrispondono in parte in quanto, secondo quanto verificato, la volontà di recarsi in territorio svizzero, per effettuare l’intervento, è stata espressa ancora prima di essere dimessa. Probabilmente c’è stata incomprensione tra i sanitari e la signora che ha generato l’episodio negativo».