Pestaggio alla festa di Morbegno, i due giovani si difendono: "Non abbiamo assalito i passanti"

«Siamo stati provocati da un gruppo di ragazzi e abbiamo reagito» di Susanna Zambon

Carabinieri in azione (foto archivio)

Carabinieri in azione (foto archivio)

Morbegno (Sondrio), 8 ottobre 2014 - «Non abbiamo assalito i passanti a Morbegno in cantina, siamo stati provocati da un gruppo di ragazzi e abbiamo reagito». Si sono difesi così K.D.G.S., originario dell’Honduras ma residente a Traona, e A.B., 18enne marocchino residente a Cosio Valtellino, comparsi ieri mattina davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, Carlo Camnasio, per l’interrogatorio di convalida dell’arresto. I due ragazzi sono stati arrestati sabato notte in flagranza di reato con l’accusa di lesioni personali gravi, aggravate, in concorso con anche altri due giovanissimi che, essendo minorenni, sono stati denunciati in stato di libertà.

Secondo quanto riferito da alcuni testimoni oculari, i quattro, che non stavano partecipando alla manifestazione, si sarebbero “divertiti” ad aggredire, senza motivo, le persone che incrociavano lungo la strada, colpendole con pugni e schiaffi al volto. Ad avere la peggio un 22enne della provincia di Lecco che ha riportato un «trauma facciale con frattura pavimento orbitario sinistro» ed è stato ricoverato all’ospedale di Sondrio con una prognosi di giorni 30. Altri tre ragazzi, di età compresa tra i 22 e i 28 anni, un valtellinese e due lecchesi, aggrediti con le stesse modalità, sono ricorsi alle cure dei sanitari per trauma cranico, con prognosi di 4 giorni e hanno sporto denuncia, presso la Stazione dei carabinieri di Morbegno, nei confronti dei quattro aggressori.

Secondo i due, però non sarebbe andata proprio così. «Loro erano una decina – avrebbero raccontato al Gip – e ci hanno provocato. Noi abbiamo reagito e c’è stata una scazzottata. Non è vero che giravamo per le vie a picchiare i passanti». E il giudice Camnasio sembra aver creduto alla tesi di una rissa tra due gruppi, tanto che, dopo aver convalidato l’arresto, ha disposto la scarcerazione con l’obbligo di presentazione in caserma due volte alla settimana e non, come richiesto dal Pm Giacomo Puricelli, gli arresti domiciliari.