"A lei non serviva sapere di avere un tumore". Il nipote: così risposero i medici alla zia Alma

Donna morta, si indaga per due ipotesi di reato. "Non fu informata" di Michele Pusterla

Alma Della Marianna

Alma Della Marianna

Sondrio, 22 novembre 2014 - «Come familiari siamo a completa disposizione degli inquirenti per fornire loro ogni utile informazione sull’evoluzione dello stato di salute della zia Alma, venuta a mancare nel Centro Hospice dell’ospedale di Morbegno lo scorso 6 marzo. Ai carabinieri di Sondrio, ai quali l’8 settembre i miei zii Lucia, Marisa e Bruno Della Marianna si sono presentati per formalizzare una denuncia, raccolta dal maresciallo Massimo Papa, è stata consegnata copia delle cartelle cliniche relative agli esami e al ricovero al “Centro Cardiologico Monzino“ di Milano, ma qualora necessitasse siamo in grado di produrre altra documentazione utile all’indagine condotta dalla Procura di Milano. Non potrà, invece, essere eseguita l’autopsia sulla salma, in quanto a suo tempo cremata». A svelare i dettagli della tragica odissea di Alma Della Marianna, spirata a 60 anni per un tumore che l’aveva colpita a un polmone, diagnosticato (ma taciuto dai medici milanesi) alla sondriese prima che la paziente venisse sottoposta nella clinica del capoluogo lombardo a un intervento chirurgico in day hospital per la rimodulazione della vena iliaca che le creava problemi a camminare, è stato - nell’edizione di ieri de «Il Giorno» che ha dato in anteprima la notizia - il nipote Giorgio Della Bosca, artigiano di 39 anni.

«In verità - racconta Della Bosca - ero intenzionato a scrivere una lettera ai giornali perchè fossero informati di quanto accaduto a una donna dal grande cuore, generosa col prossimo, sempre pronta ad aiutare chi si trovava in difficoltà. Sfortunata nella vita coniugale, in quanto rimasta vedova due volte, viveva dei suoi affetti, aveva cresciuto me come un figlio. Una volta ereditò una somma di denaro e per evitare il sorgere di qualsiasi discussione decise, senza pensarci su due volte, di fare una donazione a favore di un ente impegnato ad assistere gli altri, i più bisognosi. E, allora, a sua insaputa, finì sui giornali per quel gesto di grande generosità verso il prossimo. Era fatta così. Faceva lei stessa volontariato in prima persona, si prodigava infatti per aiutare una famiglia di Ponchiera il cui figlio è paraplegico. Quando scoprì, ormai colpita dal “male del secolo“, che non l’avevano informata della seria patologia già accertata dagli esami pre-operatori al Monzino scrisse alla Direzione generale del Centro diretto da un professionista sondriese per chiedere conto di quanto capitato perchè quella mancata comunicazione le aveva impedito di agire immediatamente nei confronti del suo grave male. Diversi giorni dopo rimase molto delusa quando una dottoressa, ora segnalata nella denuncia, la contattò telefonicamente dicendole “di non preoccuparsi delle eventuali responsabilità del personale del Centro Cardiologico Monzino che aveva omesso l’importante comunicazione perchè a lei non serviva saperlo“».

«La mancata comunicazione - aggiunge il nipote - di quanto riportato dalla radiografia effettuata a Milano il 21 settembre 2012, in realtà, ha provocato un gravissimo danno a mia zia, in quanto non si è in grado di stabilire l’esito che avrebbe potuto avere il decorso clinico della sua malattia se la stessa fosse stata affrontata con le necessarie cure nel mese di settembre 2012 e non, come invece avvenuto, con 6 mesi di ritardo. Questa condizione di assoluta incertezza ha notevolmente compromesso la sua serenità. Alma, sino all’ultimo, ha fatto di tutto per scoprire chi aveva omesso quella comunicazione ed era stato responsabile dell’inutile intervento tardivo. Si rivolse al Tribunale dell’ammalato di Sondrio che si dichiarò incompetente in materia. Alla fine fu costretta a rinunciare alla ricerca della verità, per concentrare le energie rimaste contro il tumore che l’aggrediva e che, purtroppo, l’ha uccisa, impedendole pure di presentare denuncia penale lei stessa come avrebbe voluto fare». Le ipotesi al momento al vaglio di chi indaga sono omissione d’atti d’ufficio e morte quale circostanza di altro reato.