Giallo di Grosotto, cinque ore sotto torchio senza crollare. Emanuele Casula risponde ai pm: ecco la verità

Interrogatorio fiume, cinque ore di faccia a faccia con gli inquirenti per il 18enne di Grosotto accusato dell’omicidio della fidanzata, Veronica Balsamo, trovata senza vita all’alba del 24 agosto in fondo a un piccolo dirupo in località Roncale, e del tentato omicidio di Gianmario Lucchini, il chierichetto 32enne aggredito a colpi di cacciavite di Susanna Zambon

1 - Emanule Casula e Veronica Balsamo

1 - Emanule Casula e Veronica Balsamo

Grosotto (Sondrio), 24 ottobre 2014 - Un interrogatorio fiume, cinque ore di faccia a faccia con gli inquirenti di cui, però, non trapela niente. Non si sa cosa abbia raccontato ieri pomeriggio nel carcere di Monza San Quirico Emanuele Casula, il 18enne di Grosotto accusato dell’omicidio della fidanzata, Veronica Balsamo, trovata senza vita all’alba del 24 agosto in fondo a un piccolo dirupo in località Roncale, e del tentato omicidio di Gianmario Lucchini, il chierichetto 32enne aggredito a colpi di cacciavite forse perché ha assistito alla fuga del giovane dopo il delitto. Ieri l’appuntamento tanto atteso: alle 14.30 il procuratore facente funzioni, Elvira Antonelli, e il sostituto Giacomo Puricelli hanno fatto visita al detenuto e si sono intrattenuti con lui per circa cinque ore. L’interrogatorio è avvenuto nella sala situata al piano terra, alla presenza dei due magistrati, dell’avvocato di Casula, Francesco Romualdi, e del linotipista.

Prima delle 19 hanno lasciato il carcere di Monza, ma su quanto sia accaduto tra le mura della Casa circondariale solo bocche cucite. Non parlano gli inquirenti, non parla nemmeno il legale di Casula, l’avvocato Francesco Romualdi. Impossibile, quindi, sapere cosa abbia detto il giovane grosottino ai pm. Si può solo ipotizzare. E partendo dalla quasi certezza che sia stato proprio l’avvocato di Emanuele Casula a richiedere l’incontro con la dottoressa Antonelli e il dottor Puricelli è legittimo ipotizzare che, finalmente, il giovane accusato delle due aggressioni abbia deciso di raccontare la sua verità, anche se sembra certo che non abbia confessato nulla di quanto gli è imputato.

Da quando il corpo di Veronica è stato trovato e Lucchini è stato soccorso e ricoverato nell’ospedale di Sondalo, infatti, Casula ha parlato poco o niente. Dichiarazioni confuse e tanti «non ricordo>» all’inizio, poi il silenzio. È stato arrestato ed è finito prima nel carcere di Sondrio e poi in quello di Monza, ma ancora nessuna dichiarazione su quello che è successo la sera del 23 agosto scorso. Non ha voluto incontrare i pm in via Caimi, non ha voluto rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, Carlo Camnasio, nel corso dell’udienza di convalida del fermo. Perché, allora, parlare ora, a due mesi da quella notte maledetta? Un incontro ponderato con il suo difensore, forse per ammettere parzialmente quello di cui sono già certi gli inquirenti, che hanno trovato tracce di sangue di entrambe le vittime sui suoi pantaloni della tuta e tracce del suo Dna sul cacciavite usato per ferire quasi mortalmente il chierichetto?

Forse ha voluto finalmente raccontare quello che si ricorda di quella sera, cercando di far valere l’ipotesi di un omicidio preterintenzionale, quello della cameriera 23enne, nato da una lite per futili motivi e sfuggito al controllo del giovane? Impossibile saperlo al momento, ma di certo il giovane ha risposto a tutte le domande dei pm. Oggi forse sarà possibile conoscere qualche dettaglio in più del delicato e lungo interrogatorio. E oggi, inoltre, la procura potrà fornire alcune importanti risposte in merito allo stato in cui versava Emanuele Casula in quei drammatici giorni: è stata infatti depositata ieri mattina la perizia tossicologica completa. Emanuele aveva assunto droghe o medicinali? Come si spiega lo stato confusionale in cui versava, descritto da amici e conoscenti?