Giovani e disagio, le parole del padre di Veronica fanno discutere

«Veronica e Gianmario sono le vittime dell’indifferenza, della non responsabilità e attenzione verso un disagio annunciato». Dopo il messaggio letto dal padre di Veronica nel giorno dei funerali, parla lo psichiatra primario dell'ospedale di Sondrio

Il dottor Mario Ballantini, direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Azienda ospedaliera di Valle

Il dottor Mario Ballantini, direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Azienda ospedaliera di Valle

Grosio, 20 novembre 2014 - «Veronica e Gianmario sono le vittime dell’indifferenza, della non responsabilità e attenzione verso un disagio annunciato». Sono queste le parole che ancora risuonano pesanti all’indomani del funerale di Veronica Balsamo. Parole pronunciate da Giancarlo Balsamo, il padre della cameriera 23enne di Tiolo, a Grosio, trovata senza vita in un piccolo dirupo di Roncale, a Grosotto, lo scorso mese di agosto. Al termine della partecipata cerimonia funebre nella piccola chiesa di Tiolo, il padre della giovane, dall’altare, ha ringraziato amici e parenti che sono stati vicini a lui e alla moglie Sonia Della Valle in un momento di dolore, ma ha lanciato anche accuse per «una tragedia che si poteva evitare».

Come riconoscere il disagio tra i giovani, quali segnali e come intervenire sono i quesiti che abbiamo posto a due professionisti valtellinesi, che, precisiamo, sono estranei ai fatti relativi all’indagine in corso e nulla hanno a che fare con gli incarichi delle perizie sul 18enne Emanuele Casula, accusato dalla Procura di Sondrio di aver ucciso Veronica. «L’area del disagio è molto ampia e indistinta, al suo interno un elemento particolarmente studiato è la salute mentale giovanile dove il disagio può essere una spia di un disturbo mentale che si svilupperà in futuro – spiega il dottor Mario Ballantini, direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Azienda ospedaliera di Valle -. Abbiamo molto a cuore questo aspetto che riguarda i ragazzi, perché se si interviene prima e presto la diagnosi può cambiare radicalmente. Anche se oggi la mentalità diffusa riguardo al consumo di sostanze stupefacenti è più tollerante, le famiglie devono prestare attenzione verso certi comportamenti dei propri figli. È importante segnalare, i servizi ci sono».

In provincia è stato infatti attivato il progetto “Tempo zero”, per intercettare i giovani valtellinesi, «molte volte dietro una segnalazione o una richiesta di aiuto ci sono solo disagi generici risolvibili, magari legati all’età dell’adolescenza ma in altri casi ci sono disturbi mentali che possono essere affrontati». «Molte persone – spiega anche lo psicologo Giuliano Balgera -. pensano che diventando grandi i ragazzi con comportamenti legati al disagio poi matureranno, ma la ricerca non ha dato simili risultati. Spesso se una persona manifesta comportamenti “bizzarri” da giovane non necessariamente in età adulta maturerà e li risolverà. In un piccolo paese, come Grosotto, dove ci si conosce tutti, la comunità può avvertire che la persona è “strana”, può manifestare comportamenti problematici, ma la prudenza e il rischio di sbagliare assumendosi una responsabilità non porta a denunciare la situazione. Ed è difficile dire se una tragedia possa essere evitata».