Villa di Tirano, ladri condannati e subito scarcerati. "Questa è la legge"

Il caso dei sei romeni arrestati dai carabinieri e rimessi in libertà ha scatenato polemiche. Parla il presidente della Camera penale del Tribunale di Sondrio

L'arresto

L'arresto

Villa di Tirano, 25 marzo 2015 - Il caso dei sei cittadini romeni arrestati per ricettazione e, dopo il processo a Lecco, rimessi in libertà continua a far discutere. E se sui social network è unanime l’indignazione per quello che viene percepito come un torto nei confronti dei cittadini, indignazione condivisa anche dal senatore leghista Jonny Crosio, dall’altra parte arriva la spiegazione «tecnica» di un esperto del settore sulle motivazioni per cui i tre stranieri ora sono in libertà. Ricordiamo la vicenda: il giorno dopo un furto di cellulari e pc all’Unieuro a Villa di Tirano, sei romeni vengono arrestati dai carabinieri della Compagnia di Lecco perché trovati con la refurtiva. L’accusa è ricettazione e non furto, poiché per l’arresto per furto occorre che il ladro venga colto in flagranza.

A seguito del processo a Lecco sono stati tutti condannati ad un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa, e quindi scarcerati. «E’ la legge che lo prevede, non è stata una decisione arbitraria di un giudice. Quindi, semmai, bisogna pensare a cambiare la legge - spiega l’avvocato Gianfranco Conforti, presidente della Camera penale del Tribunale di Sondrio -. La norma dello svuotacarceri impedisce infatti di applicare la misura della custodia cautelare in carcere a chi viene condannato a meno di due o tre anni di reclusione in base ai casi. E questo ha fatto il giudice, che certo ha una certa discrezionalità, ma non arbitrio. La sospensione condizionale della pena è una sorta di periodo di prova per chi subisce una condanna sotto, appunto, il limite stabilito, e può essere revocata se vengono commessi poi altri reati. Posso capire la frustrazione nel constatare come vanno certi processi, ma bisogna anche comprendere i meccanismi del sistema. In casi come questo non è il giudice che sbaglia qualcosa, semmai è la norma che deve essere modificata».

Da una parte quindi la spiegazione del perché i sei romeni sono in libertà, dall’altra l’indignazione del senatore Crosio, che accusa il Governo e si trova però in linea con l’avvocato Conforti: la colpa è da cercare nella legge non in chi la applica. «Ladri che con impegno e fatica vengono arrestati dalle forze dell’ordine, perlopiù con precedenti specifici, che vengono processati e condannati ma rimessi in libertà, pronti a entrare di nuovo nelle nostre case: è ora di dire basta - afferma il senatore - . È indegno di un Paese civile che dovrebbe proteggere i suoi cittadini e invece li lascia drammaticamente soli, in balìa di persone disposte a tutto che dovrebbero essere rimandate subito a casa loro».

«Il governo depenalizza i reati, riempie le nostre carceri di delinquenti stranieri invece di rispedirli al Paese d’origine: una doppia beffa perché dobbiamo pure mantenerli a spese nostre. La previsione è perfino troppo facile: tempo un giorno questi delinquenti si rimetteranno a rubare in negozi e abitazioni, magari proprio in Valtellina. Una legge assurda - conclude Crosio - si accanisce contro la povera gente costretta a rubare cibo perché non riesce a sopravvivere e lascia liberi delinquenti di professione».