Un mostro di terra e roccia incombe sulla Valfurva

La minaccia della frana più imponente delle Alpi

Nella zona dissestata in Valfurva, dove c'è rischio frana

Nella zona dissestata in Valfurva, dove c'è rischio frana

Valfurva, 25 giugno 2016 - E' ancora paura a Santa Caterina Valfurva, il comune valtellinese adagiato ai piedi della temutissima frana del Ruinon, nuovamente interessata da un preoccupante movimento idrogeologico. Il più imponente dissesto dell’intero arco alpino - 30 milioni di metri cubi - aveva, la scorse settimane, superato il livello di elevata criticità, rendendo necessarie misure straordinarie di emergenza e il costante monitoraggio degli esperti. Dati più confortanti sono giunti però nelle ultime ore dal Centro di Monitoraggio Geologico di Sondrio: il ritrovato bel tempo (ma oggi potrebbe tornare a piovere) ha infatti innescato uno slittamento verso una fase di criticità moderata. Bruno Simini, presidente di Arpa Lombardia, nel rendere nota ieri la decelerazione registrata, riassume così l’evolversi della situazione degli ultimi giorni: «Gli intensi fenomeni piovosi primaverili concentrati specialmente nella prima parte di giugno (circa 300 millimetri di pioggia sono caduti sull’area della frana da inizio maggio) hanno rimesso in moto una vasta area di depositi superficiali al di sotto della nicchia bassa dell’area di frana. È stata individuata un’area di circa 30.000 mila metri quadrati con movimenti che, per diversi giorni, hanno raggiunto la velocità di almeno un centimetro all’ora e, in un settore di versante più limitato (circa 4.500 metri), hanno raggiunto e superato i 2 centimetri all’ora. Complessivamente, dal 17 giugno ad oggi, gli spostamenti registrati nel settore in movimento del Ruinon sono stati differenziali ma sostanzialmente compresi fra 2 e 5 metri».

Risolta la fase più critica, i tecnici continuano il loro lavoro di monitoraggio, assicurato dal supporto di numerosi segnalatori automatici, da due stazioni meteorologiche e un sistema radar terrestre. Strumenti capaci di controllare in tempo reale i movimenti della frana e di attivare tutte le procedure previste dal Piano di emergenza provinciale. Al fenomeno, infatti, che da lungo tempo affligge e destabilizza l’intera area, è dedicato un piano particolareggiato di emergenza, attivato dalle segnalazioni di superamento soglie. Sono così descritti i rischi in ordine crescente e indicate le aree interessate da ogni possibile scenario.

In via prioritaria l’interesse è rivolto all’ex strada statale SS300: in caso di evoluzione del dissesto, non esclusa nell’arco dei prossimi 100 anni dalla Protezione Civile, il collasso potrebbe provocare l’ostruzione del torrente Frodolfo, con possibili formazioni di onde gigantesche. Preoccupazione costante dunque, su cui pesa lo spettro, mai del tutto allontanato, dell’alluvione che ha tragicamente colpito la Valtellina nel 1987.