Domenica 5 Maggio 2024

Delitto di Brusio, lunedì 15 dicembre la sentenza

Nell'ultima udienza del processo relativo all'omicidio dei coniugi Ferrari, l'avvocato Taormina ha attaccato duramente la Procura di Sondrio nel corso dell'arringa finale: «Delitto d’impeto. Non c’è un mandante» di Susanna Zambon

Ezio Gatti e Ruslan Cojocaru

Ezio Gatti e Ruslan Cojocaru

Tirano, 5 dicembre 2014 - Lunedì 15 dicembre: questo il giorno della verità sul duplice delitto di Brusio. Si è svolta l’ultima udienza prima della sentenza nel processo che vede alla sbarra il valtellinese Ezio Gatti e il moldavo Ruslan Cojocaru, accusati di essere rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio dei coniugi Gianpiero Ferrari e Gabriella Plozza, trovati uccisi nei loro uffici a Brusio, in Svizzera, il 21 novembre del 2010.

Dopo poco più di quattro anni, quindi, si chiude il processo. Ieri le repliche di accusa e difesa, la seduta aggiornata a lunedì 15 per eventuali ulteriori repliche, poi, in mattinata, la Corte d’Assise (presieduta dal dottor Pietro Della Pona e composta da un altro giudice togato, Barbara Licitra, e da sei giudici popolari) si ritirerà in camera di consiglio.

Attesa per il pomeriggio la sentenza nei confronti dei due imputati, che intanto ieri mattina hanno reso alcune dichiarazioni spontanee. Gatti (ha rivolto pesanti accuse contro il maresciallo Armanini: «Voleva costringermi a confessare, cose in realtà mai commesse. Mi intimava: “Sappiamo tutto, parla“») ha raccontato in aula di aver ricevuto alla fine del 2013 una lettera anonima minatoria. «Visto che il tuo amico moldavo, come era prevedibile, ha deciso di parlare – questo a grandi linee il contenuto della missiva – ti conviene parlare anche tu con il Pubblico ministero, altrimenti l’ergastolo non te lo toglie nessuno». Ma era stata la frase con cui terminava la lettera ad allarmare il valtellinese: «Lascia che tuo figlio finisca la prima elementare».

«Io l’ho percepita come una chiara minaccia nei confronti del mio bambino» ha raccontato ieri Gatti. Anche Ruslan Cojocaru, da quanto appreso ieri, avrebbe ricevuto una lettera anonima, ma non è stato reso noto il contenuto. «Non ho avuto una vita tranquilla, è vero – si è limitato a dire ieri alla Corte – ma non ho niente a che vedere con l’omicidio di cui sono accusato». L’udienza di ieri si è chiusa con le repliche dell’avvocato Carlo Taormina (interrotto da Della Pona quando attaccava duramente l’operato della Procura: «In tanti anni di carriera mai vista una così»), che difende Ezio Gatti, e che ha cercato ancora una volta di smontare le accuse rivolte al suo assistito ma anche al co-imputato, difeso dall’avvocato Rossella Sclavi. «Non solo sussiste il ragionevole dubbio in ordine alla colpevolezza di Gatti, dico di più, c’è la certezza che lui non sia il mandante del delitto – ha concluso nella sua arringa -. Anche perché è chiaro che non si è trattato di un omicidio premeditato, ma di impeto, quindi è impossibile che vi fosse dietro un mandato».