Sondrio-Tirano in treno: "Il mio viaggio al freddo e al buio" /FOTO

Era oltre un anno che non prendevo un treno, da prima che nascesse mio figlio. Sarà cambiato qualcosa? La risposta è presto detta: non è cambiato molto

Il viaggio della giornalista Susanna Zambon in treno

Il viaggio della giornalista Susanna Zambon in treno

Sondrio, 24 gennaio 2017 - Era oltre un anno che non prendevo un treno, da prima che nascesse mio figlio, ma ogni giorno, o quasi, mi capita di sentire i commenti stizziti dei pendolari, di scrivere di ritardi e disservizi quotidiani, in veste di giornalista. E stamattina (ieri per chi legge, ndr.) un impegno di lavoro mi ha portato a Milano, dopo più di un anno mi sono chiesta: sarà cambiato qualcosa dal 2015? In meglio o in peggio? La risposta è presto detta: non è cambiato molto, ma questo la maggior parte di chi sta leggendo l’articolo lo sa già se, più o meno spesso, ha viaggiato su un treno partito da una delle stazioni valtellinesi e valchiavennasche.

Lasciate, però, che vi racconti il mio viaggio, non proprio della «speranza», per carità, ma certo non tra i più piacevoli. Per essere a Milano, nella sede della redazione de «Il Giorno», alle 10.30 devo partire con il treno delle 7.41. Non è il treno più frequentato della mattina (la maggior parte dei pendolari sale su quello che parte da Sondrio un’ora prima, il 2557, che ogni giorno vede passare oltre 800 persone) ma i passeggeri in attesa sulla banchina non mancano. Il convoglio sta arrivando da Tirano ed è in perfetto orario. Sarà la puntualità, minuto più minuto meno, ma non è il caso di essere puntigliosi, l’unica nota positiva del viaggio di due ore che mi separa dal capoluogo lombardo.

Il treno che sta arrivando non è evidentemente un Coradia, uno di quelli nuovi e comodi, con sedute spaziose e la presa della corrente ad ogni posto. No, è uno di quelli che gli affezionati pendolari chiamano «treno merci»: vecchi, con le sedute rovinate e i vetri rotti. Non siamo stati fortunati, ma andrà peggio. Le prime quattro carrozze sono buie, fredde: quindi «off limits». Un altro problema al sistema di riscaldamento, ci dicono, a causa delle rigide temperature. Bisogna correre, quindi, fino alla prima carrozza utile. Il treno è partito da Tirano ma è già pieno, trovo un posto per miracolo, ma sono molte le persone in piedi. Il convoglio macina chilometri (sempre mantenendo la sua puntualità, giusto precisarlo), e ad ogni stazione in pochi scendono, molti di più salgono. Già a Colico è praticamente impossibile passare fra i corridoi, un’impresa raggiungere la prima toilette utile, e funzionante, sorvolerò sulle sue condizioni.

Il clima che si respira tra i passeggeri è di rassegnazione: in molti viaggiano tutti i giorni lungo la tratta Tirano-Milano, sanno che questa è la normalità, c’è chi è contento, e stupito, di poter arrivare in orario, non perdere la coincidenza ed evitare di dover avvisare che tarderà all’appuntamento. Chi, invece, non è pendolare di professione è un po’ meno incline ad accettare di buon grado i disservizi evidenti, «a fronte, per altro, di un costo del biglietto non certo irrisorio» commenta qualcuno, ricevendo cenni di approvazione dal resto dei passeggeri. Ma, tutto sommato, quella di oggi è stata una mattinata buona per i pendolari, nessun guasto, ritardo o cancellazione, e in tanti ci raccontano che non è affatto scontato.