Senatori del Pd e della Lega Nord insieme per il no al Referendum costituzionale

Incontro a Chiavenna, dietro lo stesso tavolo Jonny Crosio e Paolo Corsini che a Palazzo Madama siedono molto distanti

Un momento dell'incontro a Chiavenna

Un momento dell'incontro a Chiavenna

Chiavenna, 30 ottobre 2016 -  «La Costituzione  è di tutti e tutti devono difenderla. Non si può essere di parte». Poche, semplici parole per spiegare l’insolita alleanza tra un esponente del Pd, Paolo Corsini, e uno della Lega Nord, Jonny Crosio, uniti sotto il segno della Carta costituzionale per il ‘no’ al referendum del 4 dicembre. Ieri pomeriggio, sabato 29 ottobre, a Chiavenna, i due senatori, che a palazzo Madama siedono lontani, si sono ritrovati dietro lo stesso tavolo, insieme al sottosegretario regionale Ugo Parolo, per spiegare le ragioni della loro contrarietà alla riforma costituzionale in un incontro pubblico. Sia Crosio che Corsini hanno aperto i loro interventi evidenziando come per qualsiasi modifica alla Costituzione si debba procedere con le stesse regole che ne hanno ispirato l’approvazione nel 1947, mentre l’attuale Governo ha scritto la riforma e l’ha imposta al Parlamento a colpi di maggioranza. Crosio è entrato nello specifico: «Non è vero che riduce i costi della politica, il Senato rimane, soltanto non sarà votato dai cittadini. Il Governo aveva un solo obiettivo: azzoppare le autonomie locali e accentrare tutto a Roma». Conseguenze anche peggiori rispetto al resto del Paese potranno venire dal ‘sì’ per il nostro territorio: «Di specificità montana si parla nella legge Delrio, non nella riforma costituzionale - ha spiegato Crosio -: l’unica certezza è che la Provincia verrà cancellata e che ci toglieranno i soldi delle nostre acque. Tutto il resto sono promesse che non trovano nessun riscontro nel testo della riforma».

Non andrà meglio alla Regione Lombardia, alla quale oggi compete la materia dell’energia che, con il ‘sì’ passerà allo Stato: «Enti azzerati non più elettivi, le Province, e una Regione fortemente limitata come potranno negoziare con lo Stato - ha avvertito Parolo -? La verità è che questa riforma è una grande bugia con contenuti che non rispecchiano gli slogan che la promuovono. Il Paese cadrà nelle mani della burocrazia che deciderà tutto». Corsini, dodici anni da sindaco di Brescia, tre volte eletto in Parlamento, due alla Camera e una al Senato, dopo aver chiarito le ragioni della sua presenza, «Non mi sento dissidente perché le ragioni del mio ‘no’ risiedono nel manifesto dei valori del Pd. Il comportamento non può valere a seconda delle stagioni», ha citato il filosofo e politico francese Alexis de Tocqueville per parlare della tirannide della maggioranza sottolineando come il compito di uno Stato moderno sia difendere il cittadino dagli abusi del potere. Con un Senato non elettivo, i cui membri, consiglieri regionali e sindaci dei comuni capoluogo, saranno decisi dalle segreterie di partito non avremo questa garanzia. Corsini ha aggiunto che con il ‘sì’ si produrrà un “bicameralismo imperfetto e confusionario”, che il risparmio non ammonterà ai due miliardi di euro annunciati ma sarà di 550 milioni, che non ci sarà nessuna velocizzazione dell’iter legislativo, che peraltro ha tempi mediamente inferiori alla media europea. «Essendo un riformista di sinistra - ha concluso - penso che il vero problema di questo Paese sia la sua trasformazione, non il cambiamento, soprattutto se si cambia in peggio».