Chiavenna, punto nascite al bivio: "Potenziamento o meglio chiudere"

Pressing del sindacato: pochi parti perché manca la rianimazione

Il punto nascite dell’ospedale di Chiavenna

Il punto nascite dell’ospedale di Chiavenna

Chiavenna (Sondrio), 9 gennaio 2017 - Il futuro del punto nascita è ancora appeso a un filo. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, non ha ancora sciolto il nodo rispetto a una possibile deroga alla chiusura nonostante siano meno di 500 i parti ogni anno. E mentre il territorio si schiera per il salvataggio del punto nascita, c’è chi, però, solleva delle obiezioni. «Così com’è non ha senso mantenerlo aperto, o si potenzia o si chiude - afferma Salvatore Falsone, segretario provinciale Fials -. Al momento a Chiavenna c’è poco lavoro, i parti nel 2015 sono stati solo 215 e penso che questo sia dovuto al fatto che manca la rianimazione. Finché si tratta di parti fisiologici, quindi, nessun problema, ma se c’è anche un minimo rischio i medici non si fidano a portare avanti il travaglio non avendo a disposizione la possibilità di chiedere aiuto a un rianimatore. Così, in tanti casi le pazienti vengono trasferite, spesso a Lecco. E sono anche le stesse mamme che a volte scelgono l’ospedale più attrezzato e se ne vanno dalla Valchiavenna per partorire».  Secondo Falsone, se il Punto nascita rimarrà aperto servirà potenziarlo, soprattutto garantendo la presenza di un rianimatore. «Altrimenti è meglio chiuderlo - prosegue il sindacalista - e spostare le forze negli altri due punti nascita provinciali, Sondrio e Sondalo». La sanità provinciale è al centro delle discussioni in questi giorni. Oggi il Comitato a difesa della sanità di montagna presenterà le attività svolte fino ad ora, in primis la raccolta di firme; e all’ospedale «Morelli» di Sondalo verrà organizzato un sit-in contro lo spostamento a Sondrio del reparto di neurochirurgia. «Non c’è ancora nulla di ufficiale - precisa Falsone - ma pare che si stia lavorando per capire se lo spostamento è possibile. Per il «Morelli» sarebbe un disastro, si depotenzierebbe ulteriormente il presidio ospedaliero. Senza contare che la neurochirurgia non è mai stata a Sondrio, è una peculiarità dell’ospedale sondalino, che dopo il trasferimento rischierebbe di perdere altri reparti, che diventerebbero inutili, e quindi la chiusura, Di questo argomento, ma non solo, io e il segretario nazionale della Fials parleremo martedì all’assessore regionale Giulio Gallera, che ci ha concesso un incontro».