Migranti a Caspoggio: "Sarà una famiglia, non abbiate paura"

Un appartamento nel centro di Caspoggio per ospitare fino a sei richiedenti asilo, con tutta probabilità una famiglia

Don Renato Corona (Orlandi)

Don Renato Corona (Orlandi)

Caspoggio (Sondrio), 21 gennaio 2018 - Un appartamento nel centro di Caspoggio per ospitare fino a sei richiedenti asilo, con tutta probabilità una famiglia. La notizia qualche giorno fa ha suscitato parecchi mormorii in Valmalenco e venerdì sera, proprio per rispondere alle tante domande della cittadinanza, la parrocchia di Caspoggio, proprietaria dell’abitazione scelta, ha organizzato un incontro pubblico al cinema Bernina di Chiesa in Valmalenco. Al centro della serata paure, dubbi e preoccupazioni degli abitanti, che sono stati rassicurati sia dal parroco, don Renato Corona, sia dai rappresentanti della cooperativa “Altra Via” che per conto della Caritas, di cui è una costola, si occupa della gestione già di dodici centri di accoglienza in provincia di Sondrio. Tra le prime preoccupazioni, quella relativa all’ubicazione dell’appartamento, recentemente ristrutturato dalla Caritas, scelto per ospitare i migranti. «Troppo vicino a un pub, ci lavorano quattro ragazze e abbiamo paura», ha affermato una delle dipendenti dell’esercizio pubblico. Una preoccupazione a cui ha risposto Stefano della cooperativa.

«La paura è legittima ma la vicinanza a un locale e il fatto che la casa sia proprio in centro, in mezzo alla gente e alla vita del paese, è un aspetto positivo. Non sappiamo ancora chi sarà ospitato, ma vi assicuro che presteremo grande attenzione alla situazione e, nel caso di insorgere di un minimo problema, interverremo subito. Ma, per rassicurarvi, in Valtellina non si sono verificati episodi di violenza collegati alle richieste di asilo. Speriamo che le persone che accoglieremo possano integrarsi». Con tutta probabilità sarà una famiglia a prendere casa a Caspoggio. «Lo chiederemo alla Prefettura, perché è nel nostro spirito gestire le famiglie che di solito nessuno vuole. È più facile mettere in un albergo 50 o 60 persone, la famiglia, con bambini, è più difficile da gestire, non permette di fare business». Dal referente della cooperativa è arrivata anche un’accusa sulla gestione dell’accoglienza in provincia: «Questo è un settore dove chi vuole ci mangia. Il 70% dell’accoglienza in Valle è fatto per fare cassa. Se avessimo più strutture su cui spalmare i migranti, con un maggior numero di operatori, sarebbe possibile mettere in atto un’accoglienza che sarebbe meglio accettata dal territorio».