La madre porta via il figlio dall’asilo, il padre fa intervenire i carabinieri

Livigno, braccio di ferro fra due ex coniugi che si contendono il bambino

Una pattuglia dei carabinieri di Livigno (Orlandi)

Una pattuglia dei carabinieri di Livigno (Orlandi)

Livigno (Sondrio), 4 ottobre 2017 - «La mia ex moglie è riuscita nell’intento di portarmi via mio figlio, e i servizi sociali non mi aiutano, anzi». È il grido di allarme di un papà residente a Livigno, cittadino albanese, che da anni lotta per vedere il suo piccolo di quasi cinque anni e che se lo è visto portare a 500 chilometri di distanza con la difficoltà poi a incontrarlo nei giorni stabiliti, cioè il weekend, perché rischierebbe di perdere il lavoro che gli permette di mantenersi e di mantenere il figlio.

Lunedì il padre è andato a prendere il bambino alla scuola materna del Piccolo Tibet, ma non l’ha trovato. «È stato ritirato dalla madre», hanno risposto le insegnanti a lui e ai carabinieri che l’uomo aveva chiamato per poter mettere nero su bianco quanto accaduto. «Sapevo che la mia ex moglie si sarebbe trasferita in Emilia Romagna, a Ravenna, ma avrebbe dovuto ottenere il permesso del giudice per poter allontanare il piccolo, permesso che non è mai arrivato – racconta disperato il papà –. Lei poi ha la famiglia in Puglia, ho paura che lo porti lì, ancora più lontano, togliendomi la possibilità di vederlo. Non sarebbe la prima volta che mi nega gli incontri con mio figlio: per sette mesi, quando era piccolo, non mi ha lasciato vederlo. Io in questo momento non so dove sia mio figlio». A carico della donna ci sono anche in corso indagini per maltrattamenti e lesioni nei confronti dell’ex marito e per l’ipotesi di reato di abbandono di minori: avrebbe lasciato il figlio a casa da solo con la sorella poco più grande, figlia di lei, per andare in discoteca.

«Nonostante questo, inspiegabilmente i servizi sociali non mi aiutano, anzi mi osteggiano – continua disperato l’uomo –. Mi stanno rendendo impossibile avere un rapporto con mio figlio». Accuse, queste, a cui la responsabile dell’Ufficio di piano, che segue la vicenda familiare, da noi contattata telefonicamente, al momento non vuole rispondere. Intanto lo straniero si è rivolto ad una nuova psicologa per poter confutare le parole dell’esperta che segue il caso, parole che poi pesano molto sulle decisioni dei giudici chiamati ad esprimersi in merito ad affidamento e collocamento del bambino. Insomma, non si è arreso e ha raccolto quanta più documentazione possibile per dimostrare di essere un buon padre. Ha fatto mettere nero su bianco l’amore tra lui e suo figlio. Ma non è bastato.