Morta incinta di due gemelle: il pm chiede la proroga delle indagini

Nell'inchiesta sono indagate quattro dipendenti della clinica con l'accusa di omicidio colposo: due dottoresse e due ostetriche

Claudia Bordoni, morta in ospedale mentre era incinta di due gemelle

Claudia Bordoni, morta in ospedale mentre era incinta di due gemelle

Grosio (Sondrio), 30 novembre 2016 - Prosegue la vicenda giudiziaria legata alla drammatica morte di Claudia Bordoni avvenuta lo scorso 28 aprile alla clinica Mangiagalli insieme alle due gemelle che la donna di Grosio portava in grembo. Il pm di Milano, Maura Ripamonti, ha chiesto una proroga delle indagini sul caso. Con l'accusa di omicidio colposo nell'inchiesta sono indagate quattro dipendenti della clinica (due dottoresse e due ostetriche).

Lo scorso 3 novembre, dopo mesi di lavoro, era statadepositata la consulenza del medico legale Dario Raniero, nominato dal pm. Consulenza che avrebbe accertato che la donna è morta per una devastante emorragia interna causata da un'endometriosi, malattia che colpisce il tessuto dell'utero e che è molto difficile da diagnosticare. E, tuttavia, dalla consulenza sarebbe emerso che non c'è un nesso di causalità tra l'operato degli indagati e il decesso. Stando all'elaborato di Roberto Paoletti, consulente per la famiglia della donna, che si è occupato delle controdeduzioni alla perizia della Procura, sussisterebbe, invece, quel nesso di causalità tra morte e operato dei medici.

Ora il pm ha chiesto al gip una proroga per poter concludere tutti gli accertamenti e definire l'inchiesta. Spetterà al pm, infatti, decidere se chiudere le indagini per arrivare ad una richiesta di rinvio a giudizio o chiedere l'archiviazione per  gliindagati. Dal 13 al 20 aprile scorso, la donna era stata ricoverata al San Raffaele per complicazioni nel corso della gravidanza. Il 26 aprile, poi, si era recata al pronto soccorso della clinica Mangiagalli, il 27 era stata ricoverata nel Dipartimento materno-infantile ed era morta il 28 per un'emorragia interna. Nella stessa clinica, tra l'altro, nel mese di marzo si era già recata per diverse volte con accessi al pronto soccorso.