Assemblea Banca Popolare di Sondrio: "Siamo una pulce, fusi col Creval più a rischio"

"La sfida futura è nell’aumentare l’efficienza e nel trovare nuove forme di reddito" di MICHELE PUSTERLA

Mario Alberto Pedranzini e il presidente Francesco Venosta

Mario Alberto Pedranzini e il presidente Francesco Venosta

Bormio, 24 aprile 2016 - «Solo valutazioni oggettive. Un mix armonico di valutazioni imprenditoriali e di salvaguardia del territorio. Un’aggregazione fra Credito Valtellinese e la nostra banca provocherebbe, innanzitutto, qualche problema anti­trust e forte riduzione di filiali, anzi molto forte riduzione. Sarebbe una scelta improvvida. Le due banche sono troppo diverse fra loro, l’esperienza storica dimostra che un’esperienza del genere sarebbe fallimentare. Più è difficile l’integrazione fra i due istituti e più le singole banche coinvolte in questo processo soffrirebbero. Sarebbe, inoltre, anche improduttiva nella prospettiva di doverci difendere da possibili attacchi esterni. In un’operazione del genere vedo molti più pericoli che vantaggi. Mi rendo conto che siamo una pulce, in questo caso diventeremmo soltanto una pulce più grossa e più vulnerabile».

Il riconfermato presidente della Banca Popolare di Sondrio, Francesco Venosta, agli oltre 2600 soci accorsi ieri al «Pentagono» di Bormio per l’assemblea annuale (utile netto record a 129,300 milioni, ossia +12,24% rispetto all’esercizio 2014; dividendo a 0,07 euro anch’esso in aumento rispetto all’anno scorso), non ha usato mezzi termini, stroncando l’ipotesi ventilata da taluni nei dibattiti sulla stampa di una possibile fusione fra Creval e Bps. «La sfida futura – ha spiegato l’avvocato Venosta – è nell’aumentare l’efficienza e nel trovare nuove forme di reddito, fattori che non arrivano dal dimensionamento. C’è chi, nell’altra banca, auspica un confronto su questo tema. E c’è chi, a sproposito, dice che le aggregazioni sono sollecitate dalle autorità di vigilanza. Mi sono documentato. Non è così. E neppure è vero che le unioni rappresentino una regola della riforma delle Popolari. Il tema delle aggregazioni va trattato con la massima attenzione. Noi abbiamo un livello di efficienza e produttività che è in assoluto tra i più alti in Italia. Non si può seguire la moda delle aggregazioni. Si pensa ai rischi e ai costi delle aggregazioni? Noi assumiamo ancora personale: 100 nel 2015 e già 17 in questo nuovo anno. Qualunque aggregazione, per noi, rappresenta un regresso, comporta il taglio del personale, delle filiali. Fortunatamente non ci troviamo nella situazione di dover ridurre gli addetti per salvare l’azienda. Non prendo in considerazione, finché che sarò io presidente, nessuna ipotesi che comporti anche solo la perdita di un’unità lavorativa. E, nello scartare l’auspicata, da taluni, fusione col Creval, non c’è una questione di carattere personalistico, di tifoseria Milan e Inter. Io non ho bisogno di conservare questa carica per mantenere la famiglia, riesco benissimo col mio lavoro di avvocato e professore universitario, con tanti colleghi del Creval c’è un rapporto di stima, non vogliamo atteggiarci a primi della classe. Il mio ragionamento è fondato unicamente sulla difesa del territorio».

«La forma giuridica dobbiamo cambiarla, in autunno convocheremo un’altra assemblea per la trasformazione in Spa – sottolinea il consigliere delegato Mario Alberto Pedranzini, allievo del compianto cavaliere Piero Melazzini ricordato con un filmato e da diversi soci – per l’aspetto industriale è diverso. La nostra banca, che ha i fondamentali a posto, è libera di scegliere l’opzione che vuole. Una qualsiasi aggregazione, nella situazione di criticità attuale, aggiungerebbe difficoltà a difficoltà a difficoltà. Si correrebbe il rischio di trovarsi ad arrancare e diventare soggetti che non riescono ad assolvere ai compiti della mission. Una volta diventati Spa i soci dovranno mantenere l’attuale saldezza, fare come ho fatto io con la casa di famiglia ereditata: coi fratelli abbiamo deciso, dopo la ristrutturazione, che dobbiamo tenerla e non venderla». L’economista Ruozi, nel suo intervento, ha parlato dei rischi che potrebbe correre la Bps «essendo forte e non troppo grande, potrebbe essere oggetto di attrazione da parte di altre banche», mettendo in guardia sui pericoli che ci sarebbero se continuasse a perseguire la sola strada degli sportelli senza rafforzare la struttura online.