Montagna in Valtellina (Sondrio), 12 maggio 2014 - «Lo stabilimento della Rigamonti di Montagna è obsoleto e verrà chiuso nel 2015 (nel sito produttivo alle porte di Sondrio lavorano circa 180 addetti, ndr.)». Queste parole, pronunciate dai rappresentanti dello storico salumificio di Valle, acquisito al 100% dalla multinazionale Jbs, si sono avvertite in tutta la loro pesantezza e ineluttabilità nel corso della riunione con Rsu, sigle sindacali e il rappresentante di Confindustria sui progressi del piano di ristrutturazione partito a inizio anno. È stato come un ritorno al passato, una doccia gelata dopo un periodo in cui sembrava che il destino, per numerosi lavoratori dell’azienda (che in totale ne conta 263), potesse essere meno grigio di quanto paventato. «108 esuberi erano sulla carta all’inizio e 108 rimarranno», commenta amareggiato Vittorio Boscacci, Cgil, in riunione con Danila Barri, Cisl e Donatella Canclini Uil.

Per l’azienda c’è Attilio Pellero, manager parte del team che si sta occupando della delicata situazione di crisi in cui Rigamonti versa da tempo e Bruno Dozio, responsabile innovazione macchinari. «Sono già usciti con la mobilità incentivata 35 lavoratori (25 operai e 10 impiegati) - continua Boscacci - ed, entro fine anno, dovrebbero restare a casa i restanti 73 (ad agosto 15, lo stesso numero a settembre e gli altri entro fine anno, probabilmente). Questo non c’è piaciuto: si pensava che con la cassa integrazione straordinaria, la mobilità incentivata e, soprattutto, la grande flessibilità dimostrata dai lavoratori, gli esuberi si potessero contenere a 50». Invece no.

«Con l’annuncio della chiusura di Montagna ogni speranza si è infranta», prosegue il sindacalista. «L’azienda preferisce investire su Mazzo e Poggi, dato che, tra l’altro, è riuscita tramite accordo con la proprietà degli immobili, a scorporare i tre affitti». A distanza di 6 mesi dall’avvio del processo di ristrutturazione la situazione è migliorata in relazione alla produzione e alla qualità, con le innovazioni apportate grazie agli investimenti messi sul piatto dalla casa madre per macchinari e sicurezza, ma sugli esuberi non si torna indietro. «Vedendo gli sviluppi concreti, la Jbs ha deciso di implementare il milione e mezzo di investimenti previsti, con un altro milione di euro, cifre ingenti che, però, confluiranno solo sugli stabilimenti di Mazzo e Poggi - continua Boscacci - Per ogni nuovo macchinario hanno stimato di lasciare a casa 3 persone». Bocca amara per i sindacati che il 17 avranno un incontro con i lavoratori.

«Lì capiremo il da farsi - conclude -. Intanto abbiamo chiesto all’azienda delle garanzie per avere un interlocutore unico e quotidiano, che fino ad adesso è mancato, un dato ufficiale sulla produzione e quant’altro, necessario ad oggi e garanzie per la sicurezza che non vogliamo venga meno; sapevamo che le condizioni di Rigamonti erano molto critiche, ma speravamo di aver scongiurato il peggio».