Sondrio, 18 aprile 2014 - «Sono sotto accusa per aver sbattuto il mostro in prima pagina, dopo mesi di inutili confronti con la dirigenza, vani sforzi infruttuosi perché la verità venisse a galla. Oggi sono l’unica docente che si prende la briga di sottolineare comportamenti tutt’altro che leciti». Torna alla carica la professoressa Rosaria Anna Sabella, che la scorsa settimana aveva querelato uno studente per ingiurie e sollevato l’allarme sul fenomeno dello spaccio di stupefacenti all’interno dell’istituto Fossati di Sondrio.

Dopo la richiesta di provvedimento disciplinare presentata nei suoi confronti dalla dirigente scolastica, Giovanna Sciaresa, all’Ufficio scolastico regionale, l’insegnante passa all’attacco e denuncia altri comportamenti illeciti. «Sono sotto accusa per aver sbattuto il mostro in prima pagina, dopo mesi di inutili confronti con la dirigenza, vani sforzi e infruttuosi perché la verità venisse a galla. In questi giorni ho ritirato il terzo crocefisso vilipeso dalle mani dei ragazzi – racconta la docente, che ci ha mostrato il crocefisso a cui è stato staccato un braccio -. Uno di questi è finito, nel corso dell’ultima segnalazione, nelle mani del dirigente della Squadra Mobile a cui già questo inverno, ai tempi della mia prima denuncia per abuso e spaccio di stupefacenti all’interno del Fossati, avevo raccontato del fatto che in classe si parlasse anche di riti satanici e messe nere alla sorgente del fiume nelle notti di luna piena. Provocazioni, come giustifica la dirigenza? Forse».

La professoressa Sabella, poi, attacca colleghi e dirigente scolastica. «Oggi sono l’unica docente che si prende la briga di sottolineare comportamenti tutt’altro che leciti – dichiara – Nelle scuole, e non solo al Fossati, i docenti cercano di vivacchiare». «Ma chi ce lo fa fare per quei quattro soldi che riusciamo a racimolare alla fine del mese?» si sente dire. «Non vedo, non sento, non parlo. E poi ci si domanda come siamo arrivati a questo punto. La scuola ha un enorme responsabilità. “Sono ragazzi” ci sentiamo ripetere da anni dai nostri amati dirigenti scolastici. Una scuola che genera mostri è una società che genera mostri. Dobbiamo fare qualcosa per il domani dei nostri figli, quelli buoni, bravi, educati e rispettosi (e ce ne sono ancora, credetemi) che, come mia figlia, vengono demotivati e perseguitati al punto di gettare la spugna e lasciare la scuola al quarto anno di liceo senza più avere il coraggio di rientrarci».