Sondrio, 21 marzo 2013 - La mafia, come una piovra, è arrivata anche nella periferica provincia di Sondrio e le sue infiltrazioni nelle aziende agricole e nel settore agroalimentare preoccupano.
«Dobbiamo vigilare per isolare il fenomeno» è il commento del presidente provinciale della Coldiretti, Alberto Marsetti, dopo la presentazione della ricerca «Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare», promossa dalla Coldiretti nazionale con la Presidenza del Comitato scientifico del procuratore Giancarlo Caselli.

Dalla mafia che tenta di infiltrarsi nella gestione delle aziende agricole a quella che entra nel piatto: il crimine organizzato inquina l’economia anche solo con il nome, come ha scoperto la Coldiretti che, per la prima volta, ha censito gli esempi più scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme dell’iconografia mafiosa.
Fra i prodotti che la Coldiretti ha trovato in vendita sui mercati internazionali ci sono ad esempio le noccioline “Chilli Mafia” aromatizzate al peperoncino, la “Sauce Maffia” a Bruxelles, la pasta “Mafia” a Taiwan, le spezie “Palermo Mafia Shooting” in Germania, la salsa piccante “Wicked Cosa Nostra” in California o l’amaro “Il Padrino”.

«Si deve dare atto alla lungimiranza della Confederazione nazionale Coldiretti – afferma Marsetti - che, come sempre, riesce a mettere a fuoco ed a studiare soluzioni non solo per le problematiche legate al settore agricolo, che rimangono prioritarie, ma anche le tematiche come queste, che riguardano il sistema paese. Si sapeva da tempo che la criminalità organizzata aveva messo gli occhi sul business dell’agroalimentare e, quindi, anche nella nostra provincia dobbiamo vigilare per isolare il fenomeno. Ora, con la creazione di questo “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa dalla Coldiretti, si sta operando per portare al centro del dibattito nazionale questa inquietante problematica e trovare la strada per uscirne al più presto, cercando, nel frattempo, di limitare i danni connessi a questo inquinamento mafioso».

Anche delebio e madesimo sono finite nella «mappa della presenza mafiosa» che interessa, a livello di sequestri, il 12% del territorio lombardo e riguarda, per la maggior parte, appartamenti, ville, box, capannoni e attività commerciali. Nel Comune della Bassa Valle la villetta sequestrata alla proprietà per infiltrazioni mafiose e poi messa a disposizione del Comune è diventata un asilo, mentre, nella località turistica valchiavennasca, l’appartamento bilocale di un affiliato mafioso, dopo i sigilli, è stato dato ad una famiglia bisognosa.