Piuro, 3 settembre 2013 - È passato più di un anno dall’inizio della crisi della società di acque minerali Frisia, eccellenza agroalimentare della Valchiavenna il cui stabilimento – eccezion fatta per una breve parentesi a novembre – è a tutti gli effetti inattivo e non imbottiglia più acqua da luglio 2012. Dopo la “pausa estiva”, i dipendenti si sono riuniti in assemblea ieri mattina presso la fabbrica a Santa Croce di Piuro per fare il punto sul loro difficile momento occupazionale che conosce nuove criticità, con la concessione della cassa integrazione messa a rischio dalla carenza di documentazione contabile nella domanda presentata in Ministero da Frisia.

«Abbiamo appreso che sono emersi problemi per il riconoscimento della cassa integrazione e questo ci preoccupa non poco», commenta Mirko Pedeferri, il più giovane e ultimo arrivato in stabilimento. Tra i 17 dipendenti prevale un senso di sfiducia per una situazione che sembra non avere vie d’uscita e due di loro, durante l’estate, hanno svolto un lavoro stagionale. «Per ora siamo ancora tutti uniti, ma non sappiamo come potremo andare avanti ed è naturale pensare a una nuova occupazione», conclude il delegato Cisl Pedeferri.

Dal sindacalista degli agroalimentaristi di Cgil Vittorio Boscacci tutte le difficoltà di questo caso che non ha similitudini con altre realtà. «Ancora una volta ci troviamo di fronte a una lacuna riconducibile solo all’amministratore delegato e proprietario della società Frisia Franco Capanna. I consulenti sono al lavoro per rimediare al problema, ma non comprendiamo come sia possibile che una società, che ha recentemente formalizzato in Tribunale a Sondrio la richiesta per un piano di rientro, risulti poi carente per la domanda di cassa integrazione proprio sulla documentazione contabile», rimarca Boscacci, che sulla vicenda mantiene una posizione unitaria con Danila Barri della Cisl.

Il 18 luglio scorso, davanti al Tribunale fallimentare, la Frisia ha ottenuto il concordato preventivo con riserva, finalizzato a evitare il fallimento, richiesto invece dai legali dei lavoratori per i debiti accumulati, a cominciare dagli stipendi arretrati. «Viviamo una situazione assurda - aggiunge Boscacci - e per di più irrispettosa verso tutti coloro che si sono impegnati per Frisia: Comune, Provincia e Prefetto compresi. È nostra intenzione richiedere un nuovo tavolo istituzionale».