Morbegno, 27 agosto 2013  - Accerchiato da 4 giovani, con accento straniero, e massacrato di botte dopo che si era rifiutato di dare loro una sigaretta e dopo un tentativo di strappargli dal collo la catenina d’oro. È accaduto nella serata di domenica ai giardini pubblici della piscina comunale di Morbegno, dove la vittima e la figlia 22enne stavano passando dopo avere trascorso insieme la serata. A raccontarci la sua, dal letto della sua camera nella casa di Regoledo, frazione di Cosio Valtellino dove vive con la madre, è un ex stimato poliziotto della Questura di Sondrio, nella quale da qualche anno ora presta servizio come impiegato civile.

«Attorno alle 22 ero ai giardini con mia figlia – ricorda Mariano D’Eraclea, 53 anni – quando all’improvviso siamo stati avvicinati, con la scusa della sigaretta, da alcuni giovani. Io non ho voluto dargliela, ma ho mantenuto un atteggiamento tranquillo. Pochi istanti e mi sono accorto che il gruppetto, forse si trattava di sudamericani, chissà, continuava a seguirci. Mi sono seriamente preoccupato e rivolgendomi a mia figlia le ho detto: “Ci siamo, allontanati al più presto...”. Lei mi ha ascoltato e da distanza di diversi metri ha assistito al mio pestaggio, scattato pochi minuti dopo. Uno degli aggressori, a un certo punto, infatti, ha esclamato: “Ma perchè quello non ci deve dare la sigaretta?”».

Si è rapidamente avvicinato e ha tentato, inizialmente, di strappargli dal collo la catenina, rimasta impigliata alla camicia. E giù, subito dopo, una grandinata di colpi al torace, al volto, alle gambe mentre l’ex poliziotto, scaraventato a terra con violenza, tentava un’impossibile difesa. «Erano in 4, uno piuttosto corpulento – riferisce ancora D’Eraclea -. Uno deve avermi colpito pure con un forte calcio o una gran ginocchiata alla gamba, mi fa un male cane. E poi ero molto preoccupato per mia figlia, temevo potessero fare loro del male. Alla fine, sanguinante in volto, sono stato abbandonato a terra e se ne sono finalmente andati. Nella gelateria La Fonte ho ricevuto i primi soccorsi, è arrivata l’ambulanza e all’ospedale di Morbegno mi hanno diagnosticato abrasioni varie e la rottura di 3 costole. La prognosi iniziale è di 20 giorni. Ho chiamato il 113 e dalla Questura è stata mandata a Morbegno, da Sondrio, una pattuglia dei carabinieri del Nucleo operativo e i militari sono stati veramente molto professionali. Hanno accompagnato a casa prima mia figlia, terrorizzata per l’aggressione che avevo subito, al punto che pietrificata dalla paura non era riuscita col suo cellulare a digitare il mumero di pronto emergenza. Poi, dopo avere prima raccolto una mia sommaria denuncia sul brutale pestaggio, si sono premurati di accompagnarmi a casa, continuando nella notte a fare servizi di perlustrazione per cercare di individuare i 4 aggressori».

«Oggi pomeriggio i carabinieri di Morbegno, gentilissimi, sono venuti a casa per raccogliere altre informazioni utili alle indagini, supportate dalle immagini registrate dalla videosorveglianza presente nella zona del Museo civico e piscina comunale. Anche gli ex colleghi della Squadra Mobile mi hanno chiamato per sincerarsi delle mie condizioni di salute e mi ha fatto piacere ricevere il loro interessamento. Spero che presto si arrivi all’individuazione dei colpevoli».